Grecia, la mappa delle posizioni dei Paesi euro nei confronti di Alexis Tsipras

Grecia

, i 18 Paesi dell’Eurogruppo hanno posizioni piuttosto articolate tra di loro in merito all’ipotesi Grexit. Il Nord e soprattutto l’Est Europa sono ormai pronti ad accettare l’addio di Atene all’euro, mentre al Sud si temono gli effetti sistemici di una rottura dell’unione monetaria, mostrando così più comprensione verso le richieste del governo Tsipras. Germania e Francia, le due Nazioni che storicamente hanno rappresentato il motore dell’integrazione europeo, appaiono piuttosto divise sulla Grecia, anche se un accordo tra di loro verrà trovato prima che con Alexis Tsipras. I Paesi più poveri dell’eurozona, quelli dell’Est e le Nazioni sottoposte ai programmi di assistenza finanziaria, sono i più severi nei confronti di Atene, con l’eccezione della vicina Cipro.

    • Grecia, Germania. Il governo di Angela Merkel è favorevole a un terzo programma di salvataggio via Esm, ma non deroga a riforme strutturali in materia di pensioni e tassazione. Il taglio del debito è rifiutato categoricamente, anche perchè Berlino è il maggior creditore di Atene, con un’esposizione di circa 60 miliardi. La Spd, all’inizio della crisi propensa al dialogo verso il governo Tsipras, ha rotto con Syriza in modo nettissimo. L’opinione pubblica tedesca è tendenzialmente pro Grexit, mentre molti parlamentari del partito di Angela Merkel farebbero fatica a votare un terzo programma di salvataggio.
    • Grecia, Francia. La Francia si è profilata come il big UE più disponibile ad accogliere le ragioni di Alexis Tsipras. Diversi parlamentari della sinistra socialista sono andati ad Atene il giorno del referendum per manifestare le ragioni del No. François Hollande è il leader che ha dialogato di più con Alexis Tsipras, insieme a Jean-Claude Juncker. Il premier Valls ha aperto anche a una possibile ristrutturazione del debito, anche se nel concreto la Francia richiederebbe misure economiche severe come garanzia.
    • Grecia, Italia. L’Italia è schierata su posizioni simili alla Francia, anche se ha un ruolo meno riconosciuto all’interno della comunità europea. Matteo Renzi ha più volte rimarcato la sua distanza dalla strategia di Alexis Tsipras, anche se al contempo ha sottolineato l’esigenza di un profondo cambiamento dell’Europa. Evitare una rottura con la Germania appare però una priorità dell’esecutivo italiano, anche a costo del rischio Grexit. L’italiano più importante all’interno delle istituzioni comunitarie, Mario Draghi, ha finora spinto la Bce a tenere in vita le banche greche nonostante la loro ormai manifesta insolvenza.
    • Grecia, Spagna. Mariano Rajoy è stato il leader UE che nei mesi passati più volte si è scontrato con Alexis Tsipras, facendo asse con il suo collega di Lisbona Passos Coelho. Dopo il referendum stravinto dal No la Spagna ha ammorbidito le sue posizioni verso la Grecia, anche se fa parte ancora del gruppo dei Paesi più critici verso il governo di Atene.

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  • Grecia, Portogallo. Nell’Europa mediterranea la posizione più ferma contro le richieste di Atene è stata presa dal governo conservatore di Lisbona. Il premier Passos Coelho, che tra pochi mesi affronterà difficili elezioni, ha rimarcato come se la Grecia uscisse l’eurozona sarebbe composta da ben 18 Paesi.
  • Grecia, Austria. Nonostante lo storico legame con la Germania l’Austria si è profilata come uno dei Paesi più attenti alle ragioni di Alexis Tsipras. Il cancelliere Werner Faymann è stato il leader socialista che più ha ribadito la contrarietà all’ipotesi Grexit. I popolari, partner di minoranza nel governo di Vienna, condividono però con Berlino la ferma contrarietà al taglio del debito.
  • Grecia, Paesi Bassi. I Paesi Bassi sono il Paese storicamente più vicino alla Germania sulle tematiche europee, e sulla Grecia questa tradizione è sostanzialmente rispettata. Il premier Mark Rutte, liberale, non è contrario all’ipotesi Grexit, e i socialdemocratici, partner di minoranza nel governo de L’Aja, seguono la linea dura del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, ministro delle Finanze dell’esecutivo olandese. I Paesi Bassi vogliono mantenere la Grecia nell’euro, ma solo se il governo di Atene accetterà dure riforme a garanzia dei nuovi crediti.
  • Grecia, Belgio. Il Belgio è uno dei Paesi che più ha rimodulato la sua linea sulla Grecia in questi mesi, da tendenziale comprensione a crescente ostilità verso gli impegni disattesi del governo Tsipras. Il premier belga Charles Michel, che guida un governo di centrodestra, ha accusato esplicitamente il suo collega di Atene di voler ricattare l’Europa parlando di pistola puntata alla testa , e gli ha intimato di assumersi le sue responsabilità.
  • Grecia, Lussemburgo. Il Lussemburgo, il Paese del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, fa parte del gruppo delle Nazioni disponibili al confronto con la Grecia. Il ministro delle Finanze non ha escluso il taglio del debito, anche se ha rimarcato come in quel caso il governo di Atene dovrebbe garantire misure di risparmio e riforme strutturali.
  • Grecia, Finlandia. La Finlandia è uno dei Paesi più fermi nella sua contrapposizione ad Alexis Tsipras. La fuoriuscita dei socialdemocratici dalla coalizione di governo ha reso ancora più dura la posizione della Finlandia nei confronti della Grecia. Grexit non spaventa Helsinki, mentre il taglio del debito non è preso in minima considerazione viste anche le difficoltà dei conti pubblici finlandesi. La Commissione ha aperto procedura di infrazione per disavanzo eccessivo.
  • Grecia, Cipro. Cipro è l’unico Paese dell’eurozona che in questo momento si trova in un programma di assistenza finanziaria. Il governo conservatore di Nicosia teme pesanti ricadute sul suo sistema economico in caso di nuova crisi della Grecia, dopo che la ristrutturazione del debito privato ellenico ha favorito il collasso delle sue banche. Da Cipro non sono mai arrivate parole di condanna nei confronti di Alexis Tsipras, anche per il forte legame tra i due Paesi.
  • Grecia, Irlanda. Il governo conservatore di Enda Kenny ha più volte ribadito la sua ostilità all’ipotesi del taglio del debito, e dopo esser uscito dal programma di assistenza finanziaria con duri sacrifici chiede alla Grecia di far altrettanto.
  • Grecia, Estonia, Lettonia e Lituania. I tre Paesi baltici, che dal 2015 fanno tutti parte dell’eurozona, hanno assunto le posizioni più severe nei confronti di Atene. Ferma contrarietà al taglio del debito, crediti erogabile solo in caso di dure riforme, accettazione dell’ipotesi Grexit e continue critiche pubbliche nei confronti di Alexis Tsipras. Il diverso orientamento politico dei governi di Estonia, Lettonia e Lituania non si nota sulla Grecia.
  • Grecia, Malta. Il governo socialdemocratico di La Valletta non è ostile ad Alexis Tsipras, ma ha più volte ribadito sua insofferenza verso i comportamenti della Grecia. Malta non spinge per ipotesi Grexit, ma appare difficile che possa accettare un nuovo piano di crediti senza severi impegni sulle riforme, una posizione condivisa dai due grandi partiti dell’isola.
  • Grecia, Slovenia. La Slovenia fa parte del gruppo dei Paesi dell’Est Europa che prendono in considerazione l’ipotesi Grexit se il governo di Atene non accetterà dure riforme al suo Stato sociale. Il premier sloveno Miro Cesar ha rimarcato il grande peso che il suo governo si è assunto con le garanzie sul debito ellenico, nonostante diverse parti del suo Paese siano più povere della Grecia.
  • Grecia, Slovacchia. Il governo slovacco è guidato dal socialdemocratico Robert Fico, ma da Bratislava è stato ribadita la ferma ostilità a un taglio del debito, anche per non danneggiare il bilancio di uno dei Paesi più poveri dell’eurozona.
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