Il governo voleva togliere poteri all’Anac. Cantone: «Sono perplesso, preoccupato»

21/04/2017 di Redazione

Qualcuno al governo voleva togliere poteri all’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Ora l’ex pm napoletano, che dall’istituzione dell’Anac ha sempre goduto di massima stima e fiducia da parte dell’esecutivo, si dice «perplesso», «preoccupato». In un colloquio con la giornalista di Repubblica Liana Milella si mostra un po’ rasserenato dalla promessa del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che in questi giorni si trova negli Stati Uniti e che ha garantito che la struttura anticorruzione non verrà toccata, ma non nasconde il suo «malumore».

 

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GOVERNO E RIDIMENSIONAMENTO ANAC, CANTONE PREOCCUPATO

«È il segnale che c’è chi, nei palazzi qua intorno, sia seriamente pensando di ridimensionare l’Anac», afferma Cantone. Le domande, però, non trovano al momento risposte:

La sua voce rivela tuttora «tensione e allarme», i sentimenti che ha condiviso con i suoi collaboratori da quando, mercoledì sera, ha scoperto che quel suo potere d’intervento, che tuttora definisce «strategico e qualificante», era stato brutalmente soppresso.

Il suo commento è drastico: «Certo, sì, sono perplesso e preoccupato da questa vicenda nel suo complesso, non solo per la norma specifica in sé, ma per come è emersa questa scelta, all’insaputa del Parlamento, perché fatta in questo modo diventa un segnale negativo, quasi un atto ostile nei nostri confronti». Poi, dopo la conversazione con Gentiloni, Cantone sembra tranquillizzarsi. Ma nei suoi toni rimane un evidente retrogusto di amarezza.

Le domande che il presidente dell’Anac si va facendo sono tante. Tuttora senza una risposta. «Chi è stato?». «Perché lo ha fatto?». «Quali obiettivi si riproponeva di raggiungere?». «Perché ha agito così di nascosto?». Ecco, il punto è proprio questo. «Perché di nascosto».

GOVERNO E RIDIMENSIONAMENTO ANAC, COMMA SOPPRESSO

La vicenda ruota intorno alla cancellazione, da parte del Cdm, di un comma del codice degli appalti. La norma ha tolto all’Anac il potere di bloccare preventivamente un appalto. Spiega Goffredo De Marchis su Repubblica:

Un anno fa era stato sancito che l’Anac potesse intervenire, una volta verificato «un vizio di legittimità», chiedendo alla stazione appaltante di rimuovere quel vizio. Pena, in caso di mancata risposta, una multa fino al massimo di 25 mila euro. Questo potere veniva prima di un’eventuale azione della magistratura, quindi anche prima dell’apertura di un’inchiesta. Era il metodo, con poteri simili, seguito per l’Expo di Milano dove, con tempi stretti, non si poteva aspettare la macchina della giustizia. Questo comma è stato cancellato dal consiglio dei ministri del 13 aprile.

Cantone avrebbe scoperto il ridimensionamento dell’Anac mercoledì sera, quando ha avuto il testo definitivo del nuovo codice degli appalti. La soppressione del comma sarebbe stata discussa e approvata nel corso del pre-consiglio dei ministri, la riunione alla quale partecipano i capi dei settori legislativi di tutti i ministeri per limare i testi da portare in Cdm per l’approvazione, gestita da Maria Elena Boschi. In quel pre-consiglio il ministro delle Infrastrutture avrebbe portato il codice degli appalti senza correzioni, e circola la tesi che la modifica sia stata chiesta sulla base di un parere del Consiglio di Stato. Un parere che però, secondo il senatore Dem Stefano Esposito, è arrivato prima del voto sul codice.

(Foto: Ansa / Daniel Dal Zennaro)

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