La targa (che l’Anpi provinciale non vuole) per la bambina violentata dai partigiani

La notizia arriva in un momento cruciale, in cui sia il tema degli stupri, sia il tema della propaganda fascista sono sotto la lente di ingrandimento. A Noli, comune del Savonese, Enrico Pollero, un consigliere comunale di centrodestra (con il papà impegnato nella resistenza), ha proposto di dedicare un monumento a Giuseppina Ghersi, uccisa e violentata dai partigiani all’età di 13 anni perché «brigatista nera». Ma la sezione Anpi di Savona non vuole. «La pietà per una giovane vita violata e stroncata non allontana la sua responsabilità di schierarsi e operare con accanimento al fianco degli aguzzini fascisti e nazisti».

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GIUSEPPINA GHERSI, PERCHÉ TANTO CLAMORE

Il monumento sarà inaugurato comunque il 30 settembre: il testo della lapide sarà scritto da Roberto Nicolick, un accademico di destra, autore di diversi libri sul tema resistenziale. Ha scelto una forma neutra, priva di polemica: «Anni sono passati ma non ti abbiamo dimenticato, sfortunata bimba oggetto di ignobile viltà».

Eppure, nonostante tutto, la questione sembra essere decisamente spinosa. Per quale motivo si protesta contro la messa in posa di una semplice pietra che ricorda una giovane vita portata via troppo presto, in un’epoca lontana, quando si lottava per sopravvivere e quando, forse, a tredici anni era difficile scegliere da che parte stare?

La sinistra ligure si scaglia contro il «giornalismo a orologeria» che tira fuori certe storie in coincidenza di determinati eventi storici. Come la discussione – nei giorni scorsi – della legge Fiano sull’antifascismo alla Camera. Una parziale marcia indietro, nel corso della giornata di oggi, è arrivata invece dalla segreteria nazionale dell’Anpi, che in una nota ha scritto: «L’Anpi ha sempre condannato gli atti di vendetta e violenza perpetrati all’indomani della Liberazione. E lo fa anche oggi rispetto alla vicenda terribile e ingiustificabile dello stupro e dell’assassinio di Giuseppina Ghersi».

GIUSEPPINA GHERSI, IL LATO OSCURO DELLA RESISTENZA

Una vicenda fatta di uomini, insomma, che in altre circostanze hanno dimostrato eroismo ma che, in quel momento, agirono in maniera spietata e brutale: «Giuseppina venne freddata da una raffica di mitra, il suo cadavere era in condizioni pietose. Prima di essere uccisa, mentre veniva violentata urlava e chiedeva aiuto» – racconta Giampaolo Pansa nel Sangue dei vinti. Forse una targa per ricordarla, indipendentemente dalla sua storia politica (se di storia politica si può parlare per una bambina di 13 anni) non è poi un’idea così malvagia.

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