Giuseppe Di Bello, prosciolto il tenente che denunciava l’inquinamento del Pertusillo

La Corte Cassazione ha annullato le sentenze di condanna, di primo e secondo grado, a carico di Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale di Potenza che era stato condannato per aver diffuso i dati sull’inquinamento dell’invaso Pertusillo, in Val d’Agri, Potenza. Di Bello era stato condannato in appello del reato di rivelazione di segreto d’ufficio e fu escluso da Beppe Grillo per la sua elezione avuta dopo la candidatura a portavoce del Movimento 5 Stelle Basilicata.

giuseppe di bello

GIUSEPPE DI BELLO E L’INQUINAMENTO DEL PERTUSILLO

– La sua storia la racconta Basilicata 24:

Nel gennaio del 2010 il tenente della polizia provinciale (Di Bello) insieme al leader dei radicali lucani (Maurizio Bolognetti) non fidandosi dei dati diffusi dall’Arpab, si autofinanziarono delle analisi indipendenti per far luce sullo stato di salute di alcuni invasi lucani: Pertusillo, Camastra e Montecugno. Emersero agenti inquinanti biologici e chimici. Di Bello e Bolognetti (anche lui processato e assolto) informarono la stampa e la Procura di Potenza. La Procura, però, invece di concentrarsi sull’oggetto della denuncia, spostò la sua attenzione sui denuncianti aprendo un fasciolo a loro carico. Il tenente di Bello, all’indomani della denuncia di inquinamento, fu sospeso dal servizio in via cautelare e poi riamesso in servizio a “fare il guardiano al Museo provinciale di Potenza”. “Oggi- ha dichiarato Di Bello- la Cassazione ha fatto finalmente giustizia”. Anche se resta impunito chi ha causato l’inquinamento del Pertusillo.

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GIUSEPPE DI BELLO E LA CANDIDATURA IN M5S

– La consultazione on line per le regionali in Basilicata avevano dato come vincitore il tenente. Grillo ha però bloccato la sua nomina, saltata (secondo il leader) per irregolarità nei documenti presentati da Di Bello. Ora Di Bello risulta libero da tutte le accuse. «Erano quasi le 21 – ha raccontato Di Bello sui social – quando hanno aperto le porte della VI sezione Penale della Cassazione. C’ero io, un carabiniere, il commesso un Avvocato della Polizia di Stato una giudice ed il Procuratore Generale. Il Procuratore Generale mi si è avvicinato e mi ha chiesto qual’è stato il verdetto? Quando glie l’ho detto mi ha stretto la mano in presenza di tutti».

(In copertina foto screenshot di Di Bello intervistato da Pino Aprile)

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