Giulio Regeni, Al Sisi alla famiglia del ragazzo: «Vi prometto la verità»

16/03/2016 di Redazione

«Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità». «Lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio». Sono le parole del presidente egiziano Fattah Al Sisi sul caso di Giulio Regeni (il ricercatore italiano scomparso dal Cairo lo scorso 25 gennaio e ritrovato senza vita pochi giorni dopo, il 3 febbraio) pronunciate nel corso di un’intervista ai giornalisti di Repubblica Mario Calabresi (direttore del quotidiano) e Gianluca Di Feo, in un appello ai genitori del ragazzo.

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GIULIO REGENI, AL SISI AI GENITORI DEL RAGAZZO: «PUNIREMO I CRIMINALI»

Dopo aver risposto alle domande degli intervistatori Al Sisi si è rivolto direttamente alla famiglia di Regeni, mostrando di aver capito cosa l’Italia, l’opinione pubblica e il governo chiedono al suo Paese:

«Mi rivolgo a voi come padre prima che come presidente, comprendo totalmente la pena e il dolore che state provando per la perdita di vostro figlio, sento il senso di amarezza e lo sconvolgimento che ha spezzato il vostro cuore. Lo comprendo e il mio cuore e le mie preghiere sono con voi. Vi faccio le mie più sentite condoglianze e sono solidale con la vostra grande perdita. Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio».

GIULIO REGENI, AL SISI: «NON CI FERMEREMO FINCHÉ NON SARÀ RAGGIUNTA LA VERITÀ»

Al Sisi ai giornalisti di Repubblica ha confermato l’impegno dell’Egitto «finché non sarà raggiunta la verità»:

L’uccisione di Regeni ha sconvolto gli italiani, avete la percezione qui in Egitto di quanto questo minacci le nostre relazioni? «Per prima cosa voglio dire agli italiani che questa morte è uno shock per l’Egitto come per l’Italia. Ciò che è accaduto è terribile e inaccettabile, non ci appartiene e sconvolge non solo il governo ma tutto il popolo egiziano . Questo è un fatto drammatico ma unico, migliaia di italiani hanno visitato, lavorato e vissuto in Egitto e a nessuno di loro è mai accaduto nulla, sono stati in sicurezza». Ma in queste sei settimane la collaborazione nelle indagini è apparsa debole e insufficiente. «L’indagine qui in Egitto è dal primo momento sotto la diretta supervisione del procuratore generale e ci sono gruppi di investigatori specializzati che stanno lavorando giorno e notte per scoprire le cause reali e svelare le circostanze che hanno provocato questa drammatica morte. Non ci fermeremo finché non sarà stata raggiunta la verità sulla fine di Giulio Regeni». Al Cairo è stato finalmente ricevuto il procuratore di Roma, come vi muoverete adesso, ci saranno altri passi concreti? «Voglio sottolineare l’importanza di intensificare la collaborazione tra i nostri due Paesi per svelare il mistero su questa morte e processare i colpevoli. Tra pochi giorni il team egiziano che segue il caso andrà a Roma per discutere come migliorare il coordinamento delle indagini con le autorità italiane». Quanto ci vorrà per avere dei risultati? «Voglio sottolineare il grande sforzo del governo egiziano nel combattere il terrorismo e l’estremismo per avere stabilità e sicurezza nel nostro Paese. Nove mesi fa c’è stato l’omicidio del procuratore generale egiziano e ora, solo ora, con uno impegno incessante dei servizi di sicurezza, abbiamo scoperto la verità e abbiamo individuato i colpevoli che saranno processati».

(Foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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