Giubileo, Franco Gabrielli: “A Roma siamo pronti ad un’escalation di falsi allarmi”

24/11/2015 di Redazione

Franco Gabrielli lo dice chiaramente: a Roma con l’apertura del Giubileo della Misericordia gli allarmi sicurezza, e più che altro i falsi allarmi, non cesseranno – ma anzi, aumenteranno. Quasi all’impazzata: colpa sì, delle minacce reali, e sopratutto dello spirito di “emulazione” di tanti psicoidi, mitomani, o aspiranti criminali che si divertono – o lucrano – sul lanciare falsi allarmi per creare scompiglio in città. O per testare, sottolinea il prefetto, la tenuta del sistema di sicurezza.

Il prefetto di Roma dialoga con Simone Canettieri del Messaggero nella Cronaca di Roma.

Stadio, chiese, metropolitane. L’ultimo sos, fasullo per fortuna, ieri mattina: il Traforo di via Nazionale. Prefetto Gabrielli, nella Capitale i falsi allarmi si susseguono. Come si contrasta questo fenomeno?
«Prima di tutto voglio concedermi una battuta: la madre dei cretini è sempre incinta. E purtroppo non penso che da qui all’inizio del Giubileo questo clima finisca, anzi. Ho motivi di pensare che aumenteranno a ridosso dell’evento. Ci sarà un’escalation».

E quindi? I romani sono rassegnati a vivere nella psicosi collettiva del pacco sospetto?
«Chi compie questi atti è un criminale perché entra nella psicologia di una città impaurita dopo il 13 novembre».

Appunto. Serve il pugno duro? Si potrebbero aumentare le pene nei confronti di chi organizza questi procurati allarmi? In fin dei conti non si tratta di sciacalli delle nostre ansie?
«Non penso che la vicenda si risolva con un ulteriore intervento del legislatore. Purtroppo in Italia si rischia di morire di bulimia normativa. Le leggi ci sono e devono essere rispettate. È una questione culturale».

Sembra non esserci soluzione, dunque.
«Certi gesti andrebbero ignorati».

Da parte di chi?
«A partire dai mezzi di informazione. Ora magari qualcuno dirà che il prefetto di Roma vuole zittire la stampa. Ma non è così. Dico solo che anche i mass media hanno una responsabilità molto importante. In questo frangente devono usare tutte le cautele del caso per non esasperare un clima di per sé complicato. A volte servirebbe il silenzio, o quasi, davanti ai falsi allarmi perché almeno si arresterebbe lo spirito di emulazione, di qualche criminale, come sta accadendo in questi giorni. Perché in queste situazioni c’è lo psicopatico, lo psicolabile, chi crea confusione, chi vuole testare la risposta del sistema. C’è un mondo dietro…».

E la paura, sottolinea il Messaggero, è quella di allentare la tensione davanti magari a qualche allarme considerato, magari erroneamente, minore: per il Prefetto, è un rischio che non esiste.

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Ha ascoltato il messaggio virale girato su Whatsapp della mamma che dice alla figlia di non uscire perché «ci dicono un sacco di bugie, la situazione è molto più tragica di quello che ci dicono in televisione»?
«Certo, se arriviamo a questi livelli di ansia, con una mamma che dice certe cose alla figlia, diventa tutto più complicato».

In queste ore c’è chi banalmente si chiede: ma non è che a forza di gridare «al lupo al lupo» nella malaugurataipotesi di un attentato ci potrebbe essere un livello di attenzione più basso del dovuto?
«Questo lo escludo categoricamente. Per cento falsi allarmi che scattano, il 101° potrebbe essere quello vero, come per le false bombe a scuola per non fare il compito in classe. Tutto va sempre verificato e vagliato e questo vale anche per tutti gli allarmi, a salvaguardia della vita delle persone e nonostante i disagi che inevitabilmente si creano alla popolazione e di cui comunque ci scusiamo».

È scattato il piano sicurezza per il Giubileo. Duemila militari a Roma possono bastare far sentire la Capitale immune da qualsiasi attentato?
«Se qualcuno pensa che il controllo sia la camionetta con i militari h24 in presidio lo invito a pensare a quanti luoghi sensibili come scuole e musei la nostra capitale vanta. Neanche l’esercito Usa potrebbe garantire questa sorveglianza e sarebbe esso stesso un motivo di sconfitta. Avremmo più militari che non cittadini».

La militarizzazione della città, in effetti, avrà delle evidenti ripercussioni sulla nostra qualità della vita.

Queste misure più stringenti sul fronte della sicurezza come cambieranno le vite dei romani?
«Posso rispondere ribaltando la domanda: i controlli e i presidi non dovranno cambiano libertà e diritti civili. Questa è la sfida che dobbiamo vincere contro la paura».

I mitra spianati per le strade, le camionette delle forze dell’ordine, i lampeggianti nella notte possono essere un deterrente contro gli attentati o i lupi solitari?
«Vanno distinti i piani. Di sicuro, però, la battaglia contro il terrorismo non si vince o si perde per la presenza in strada di agenti in divisa o militari che presidiano ma per il sistema di sicurezza nel suo complesso che vede l’attività non visibile come la principale».

La battaglia si vince con l’intelligence.
«Certo, la differenza non la fa il numero di agenti schierati ma la loro disposizione sul territorio, la capacità di reazione e la capacità di impedire che certi eventi accadano».

Sperando che non si ripetano nemmeno i falsi allarmi.
«Se questo ha creato disagi la colpa non è del sistema ma di queste persone. Mi scuso con i romani e i turisti ma è la dimostrazione che il sistema sicurezza esiste».

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