Giovanni Favia chiama Beppe Grillo per testimoniare su Casaleggio

14/12/2017 di Redazione

Giovanni Favia mercoledì 10 febbraio sarà a Roma con l’avvocato Francesco Antonio Maisano. Dovrà difendersi per una querela di Gianroberto Casaleggio per un editoriale che Favia firmò su Il Tempo. Esiste però un particolare: l’ex M5S ha chiamato Beppe Grillo per testimoniare contro il guru M5S. E confessa a Repubblica Bologna: «Vedrà che alla fine ritireranno la querela. Non gli conviene andare a processo. Per Grillo e Casaleggio venire in aula a testimoniare significa dover rispondere alle domande che i giudici e gli avvocati gli faranno. Sarebbero costretti a dire a tutti dove finiscono i soldi del blog, ma soprattutto ad ammettere che il Movimento 5 Stelle è di fatto della Casaleggio Associati».

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Riporta la testata:

Righe nelle quali sosteneva che i bilanci della Casaleggio Associati non sono trasparenti. O meglio, non sono immediatamente chiari essendo i dati aggregati per macroaree. Insomma, da quei bilanci non si capirebbe quanti soldi arrivano dal blog di Grillo, che è la sede del partito. Nel pezzo, scriveva Favia, «chiedere conto dell’ammontare di queste cifre e della loro destinazione fiscale è considerato lesa maestà. Nei rari casi in cui ha dovuto rispondere sull’argomento, Grillo ha rimandato la questione proprio ai bilanci della Casaleggio Associati, i quali però sono scritti in maniera tale da non far comprendere quale sia il flusso finanziario legato al blog». Frasi che avevano fatto infuriare Casaleggio che pochi giorni dopo, siamo nell’aprile del 2014, aveva querelato Favia. Da qui il processo davanti alla sezione penale del Tribunale di Roma.
L’avvocato Maisano, assieme a Favia, ha però deciso di giocare a carte scoperte chiamando a testimoniare proprio Beppe Grillo, che sarà obbligato a presentarsi in aula e a farsi interrogare dal giudice e dall’avvocato. In quella sede l’ex grillino gli chiederà conto dei bilanci del blog e della Casaleggio associati. Anche se, dice Favia, «vedrete che ritireranno la querela. Non verranno mai a farsi interrogare, figuriamoci».

(foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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