I giovani si arrendono: via ferie, malattie e maternità pur di lavorare

04/10/2016 di Redazione

Due terzi dei giovani di Roma è disposto a rinunciare a tutte le tradizionali conquiste del mondo del lavoro pur di avere un’occupazione. La mancanza di lavoro sta spingendo le giovani generazioni ad arrendersi nella rivendicazioni dei diritti conquistati nei decenni più fortunati del Novecento. Un segnale da cogliere con grande attenzione secondo Dario Di Vico del Corriere della Sera.

I GIOVANI SI ARRENDONO PER MANCANZA DI LAVORO

Basta ferie, basta malattie, basta maternità. Queste conquiste del mondo del lavoro, consolidate in decenni di battaglie sindacali, non sono più importanti per chi è nato alle soglie del Duemila. Lo racconta un’indagine di Acli e Cisl, condotta su un campione di giovani romani di età tra i 16 e i 29 anni, che si intitola Avere 20 anni, pensare al futuro. Il 65% dei giovani capitolini ha un livello medio-alto di remissività lavorativa, un’espressione che indica la disponibilità a rinunciare a molte garanzie pur di trovare occupazione.

Il 28,2% direbbe addio ai giorni di malattia, il 26,6% alle ferie, l’11,1% alla maternità. Il 30,3%, poi, non avrebbe difficoltà ad accettare un impiego che non corrisponda al proprio corso di studi

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I giovani romani associano al lavoro sentimenti negativi, come precarietà o insicurezza, ma rimarcano anche come rappresenti una speranza. Il 60% del campione lo definisce così, ma la situazione attuale rende difficile coltivare questo sentimento di ottimismo. Uno scoraggiamento che secondo Dario Di Vico, che firma un editoriale sul Corriere della Sera di oggi che riprende la ricerca di Acli e Cisl, dovrebbe spingere a intensificare il lavoro di ricerca sulla questione giovanile, dove si riscontra la grande disuguaglianza tra le generazioni, dall’altra modificare le politiche per non lasciare nello sconforto chi ha meno di 30 anni.

Mentre noi ci accapigliavamo sull’aderenza o meno delle norme del jobs act ai consolidati principi della cultura del welfare i nostri ragazzi, per paura, ci abbiano sconfessato e siano diventati «selvaggiamenteliberisti», sulla loro pelle per di più… Mi è capitato più volte di dire che il tratto saliente della disuguaglianza in Italia non si concretizza tanto in un’iniqua distribuzione del reddito quanto nel fossato che divide le generazioni come mai era successo in passato

DARIO DI VICO CRITICA SINDACATI E GOVERNO
Dario Di Vico rimarca come i sindacati italiani facciano fatica a comprendere il dramma della questione giovanile italiana, un ritardo culturale che si riscontra anche in diverse politiche del governo. Secondo il giornalista del Corriere l’obiettivo del Jobs Act di contrastare con efficacia il precariato non sia stato raggiunto. Al di là dei giudizi sulla bontà degli interventi del governo sull’occupazione, Di Vico chiede alla politica di non abbandonare la questione giovanile, come mostra l’ultima manovra di bilancio, assai più generosa coi pensionati che coi ragazzi.

I segnali (evidenti) ci sono e il pericolo che i grandi assenti della legge di Bilancio 2017 alla fine siano i giovani e il lavoro appare in questi giorni elevato. Andrebbe evitato invece che le politiche economiche assomigliassero a un bricolage del consenso, a un tirar fuori dal mazzo la carta giudicata più adatta per giocare la partita del momento.

Foto di copertina. CONTROLUCE/AFP/GettyImage

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