Il racconto della giornalista di Rai News: «Io, insultata, minacciata e picchiata dal mio ex compagno»

28/11/2017 di Redazione

«La violenza domestica è toccata anche a me. I momenti di passione e chimica infinite, uniti a quelli in cui mi faceva sentire una principessa, mi trattenevano incatenata a lui. E mi facevano credere che il suo fosse amore, al massimo gelosia. E che fossi io a sbagliare e a meritare le sue reazioni. Solo dopo ho capito che si trattava di controllo, ossessione, egoismo, totale manipolazione». Comincia così il toccante racconto di Laura Tangherlini, giornalista di Rai News, che in occasione della giornata contro la violenza sulle donne il 25 novembre ha deciso di condividere con un post sul suo profilo Facebook il terribile ricordo delle molestie subite per anni compiute suo ex compagno. La professionista rivela di essere stata per lungo tempo insultata, minacciata o anche picchiata dall’uomo che era al suo fianco. Di essere stata vittima di offese e abusi, ricatti e violenze fisiche.

LA GIORNALISTA DI RAI NEWS LAURA TANGHERLINI RACCONTA LE VIOLENZE SUBITE

«Non riuscivo a spezzare le catene – ha scritto Tangherlini – ero come paralizzata, confusa e tanto infelice. Cosi accettavo le botte, gli insulti continui, i ricatti, le vendette, le minacce. Anche se spesso mi sembravano assurdi ed esagerati, anche se mi sentivo sempre accusata di azioni, pensieri e atteggiamenti in realtà mai esistiti. Ero stretta tra la paura che mi ammazzasse e quella che mi lasciasse». La giornalista racconta di aver vissuto anche nel «terrore di tornare a casa e trovarla derubata o sottosopra». «Ricordo – continua nel suo post – che non potevo telefonare neppure ai miei genitori e che il mio telefono non poteva essere occupato. Ricordo le minacce mentre ero in onda e le accuse di flirtare con i telespettatori se non mostravo il suo anello a ogni singola inquadratura. Ricordo che era tutto assurdo, surreale, che non capivo, che lui non mi capiva. Ma restavo lì. Per uno, due anni».

 

 

Lui scompariva periodicamente per poi vendicarsi e farla ingelosire. Mancarle di rispetto. «Ricordo quando mi entro nel pc bloccandomelo dopo avermi preannunciato l’ennesima mail di insulti prima di andarsene definitivamente. Ricordo mille e mille episodi, le lacrime, le denunce che puntualmente ritiravo dopo le sue reazioni quando gli venivano notificate. E quando svenni all’ufficio immigrazione, mentre urlavo per chiedere e capire se quel mostro avesse davvero preso il passaporto e se ne fosse davvero tornato in libano come mi aveva scritto per sms nel giorno esatto in cui gli avevo chiesto: se mai dovessi lasciarmi non farlo in quel particolare giorno. Detto fatto, ovviamente». Un’esperienza che ha provocato anche un distacco da persone care. «Ricordo la paura mia, dei miei amici, dei miei familiari. Ricordo che pure loro mi dissero di scegliere, loro o lui. Scelsi lui. E rimasi ancora più sola e in pericolo».

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