Banca d’Italia, il guanto di sfida di Gentiloni a Renzi: «Il nostro candidato è Ignazio Visco»

Nel Partito Democratico è in corso una sfida di tutti contro tutti. La mozione in Aula contraria alla nomina di Ignazio Visco per un secondo mandato alla guida della Banca d’Italia viene sconfessata direttamente dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che, invece, ha indicato proprio il nome di Visco nella lettera spedita oggi al Consiglio superiore della Banca d’Italia. Porte aperte, quindi, a un nuovo quinquennio per l’attuale governatore, anche se l’ultima parola spetterà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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GENTILONI INDICA VISCO, LA CRISI INTERNA AL PD

Ma la proposta di Gentiloni va ben oltre il semplice fatto in sé. È il segnale aperto, invece, di una vera e propria crisi di nervi, di una sorta di psicodramma tutto interno al Partito Democratico. Che si colloca all’indomani dell’approvazione della legge elettorale e all’immediata vigilia delle elezioni politiche 2018. L’ostinazione del presidente del Consiglio sul nome di Ignazio Visco rende marcata ed evidente la spaccatura con l’ala renziana del partito e con lo stesso segretario.

GENTILONI INDICA VISCO, IL DISAPPUNTO DI MATTEO RENZI

Renzi, nei giorni scorsi, ha avuto modo di tornare sull’argomento minimizzando: «Se il presidente del Consiglio decide di confermare Visco – aveva detto Renzi – io non lo condivido, ma andiamo avanti lo stesso». Che sia una sorta di vendetta per la questione di fiducia «imposta» (per usare un termine caro a Giorgio Napolitano, che lo ha evidenziato nel suo duro discorso al Senato di ieri) sulla legge elettorale? E che segnale dà all’unità di un Partito Democratico che non fa progressi nei sondaggi mentre la forza dei suoi avversari sembra crescere velocemente?

L’idea è quello di un partito che si sta arroccando sempre di più sui personalismi e che, invece di fare quadrato, sta sfruttando il delicato periodo conclusivo del mandato parlamentare per far volare gli stracci. Renzi è lontano da Roma, imprigionato in un tour in treno che non brilla per consensi raccolti. I vertici del Pd lottano, sul filo della diplomazia, con gli esponenti di un governo sempre più distante dalla posizioni ufficiali del partito. Gli altri – dal Movimento 5 Stelle ai partiti di centrodestra – ringraziano.

 

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