Gabriella Mereu, il ritorno della dottoressa che cura i pazienti con discorsi e parolacce

28/10/2016 di Redazione

Gabriella Mereu, la dottoressa della terapia verbale, che cura i pazienti con discorsi e parolacce, continua ad esercitare quasi indisturbata la professione e a tenere conferenze. Radiata dall’Ordine dei Medici di Cagliari, ma con giudizio in appello non ancora definito, e denunciata nei giorni scorsi anche dall’Ordine dei Medici di Torino, la santona di Quartu Sant’Elena (Cagliari) ieri ha riunito oltre 150 persone nell’androne di una casa popolare torinese, al piano terra di via Ponchielli 26, nel quartiere Barriera di Milano (dove l’incontro è stato spostato all’ultimo dopo che è stato negato l’utilizzo della sala conferenze della Gam, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea).

 

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GABRIELLA MEREU, DOTTORESSA DELLA TERAPIA VERBALE

La dottoressa ha definito la nuova sistemazione una «scelta d’emergenza», dopo il no incassato dalla Fondazione Torino Musei e di Villa Vela, il bar scelto mercoledì sera per non spostarsi troppo dalla Gam. Come racconta Noemi Penna sulla Stampa il nuovo indirizzo è arrivato via Facebook, con un messaggio privato. Mereu ha fatto sapere che sono tutti invitati, tranne i giornalisti, considerati «il male, come i medici e le medicine». Nelle lezioni viene spiegato come le patologia dipendano da stati d’animo, problemi personali, da ansie e paure:

Mica servono per curare: bastano le gocce, i fiori di Bach, sei volte al giorno per sei mesi. Per fare la diagnosi non le servono esami del sangue, anamnesi o raggi: alla Mereu basta stare a piedi scalzi e ascoltare i sintomi per dare sentenze e prescrivere cure omeopatiche. «Hai un eczema? Colpa di tua madre. Hai problemi alla parte sinistra del corpo? Tuo padre si è comportato male con te. Soffri di secchezza e oppressione? Problemi di coppia. L’ansia? Sono i medici a fartela venire con le loro diagnosi. Che ci andate a fare?».

È evidente che la dottoressa Mereu va contro i precetti della professione medica. Il guaio è che tra le persone che seguono i suoi interventi alcune sono altamente suggestionate, sembra ci sia un rapporto di dipendenza. I pazienti credono ciecamente il guaritore. Che tiene i casi più gravi per lo studio e dice di essere in grado di guarire anche via Internet. Basta mandarle un messaggio privato su Facebook o una mail.

(Foto: Ansa / Irene Famà)

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