Genovese: «Berlusconi? Niente imbarazzo. Ora il partito personale è il Pd»

Nessun «imbarazzo» per la giravolta. Francantonio Genovese non ha alcuna intenzione di dimettersi. Né sembra curarsi delle accuse per il cambio di casacca, dopo essere passato dal Pd (che votò a favore del via libera al suo arresto, ndr) a Forza Italia. Intervistato dal quotidiano «La Repubblica», il deputato messinese convertito nella strada di Arcore ammette pure di aver lasciato i dem per vendicarsi, dopo aver accusato di “tradimento” il partito di Renzi. E Berlusconi? «Al Cav ho fatto per anni opposizione, ma non provo imbarazzo. Fi costruisce un’idea di Paese moderato e moderno. Il partito personale, oggi, è il Pd», ha attaccato sul quotidiano diretto da Ezio Mauro.

Genovese
Il voto del 2014 alla Camera sulla richiesta di esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere per Francantonio Genovese

GENOVESE: «BERLUSCONI? NESSUN IMBARAZZO» –

Mister 20mila preferenze“, così come ero stato ribattezzato il ras peloritano delle tessere dopo l’exploit alle parlamentarie Pd, ora sbandiera pure di aver previsto tutto, nelle vesti della “vittima”: «Ho costruito un Pd vincente e ho pagato il successo. Crocetta ha avuto i miei voti e si è mostrato ingrato». Si legge su “Repubblica”:

Dica la verità, lascia il Pd per ripicca, perché ha detto sì al suo arresto?

«Diciamo che quel fatto ha contribuito alla mia decisione, seppure solo in parte. Il voto sull’autorizzazione a procedere nei miei confronti è stato uno spot elettorale. Detto ciò, lascio questo partito perché Renzi ha tradito le attese. Siamo di fronte a una politica fumosa, a riforme rimaste lettera morta, a una conduzione autoritaria ma non autorevole».

Intanto lei non ritiene che, davanti alle accuse gravi che la riguardano, avrebbe dovuto fare un passo indietro da solo?

«Dimettermi? Sospendermi? E perchè? Io in sede politica rispondo ai miei elettori, in quella giudiziaria difenderò la mia innocenza».

Ma lei aveva fatto del Pd un partito quasi monarchico a Messina, con segreterie, circoli, gezebo per le primarie costruiti solo in nome del suo consenso.

«Sì, la solita storia del partito personale. Forse lo era perché tenuto insieme da fortissimi rapporti umani. Io so fare politica così, con gli amici. Gli stessi che mi hanno sorretto durante un annodi carcere».

GENOVESE: «CUFFARO? UN UOMO STRAORDINARIO» –

E le accuse dei magistrati sul «sistema Genovese» e l’utilizzo illecito dei centri per la formazione professionale? Mentre il processo va avanti (prossima udienza prevista poco prima di Natale, ndr), Genovese si difende anche a mezzo stampa: «Attendiamo con fiducia l’esito dell’inchiesta. Non tutto era merce di scambio nella formazione. Quel settore era un volano di sussistenza ma anche di sviluppo. E i rapporti, lì dentro, ce li avevano esponenti di ogni partito».

Intanto Genovese, durante il suo periodo in carcere, ha scritto all’ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro (condannato in via definitiva per favoreggiamento alla mafia e violazione di segreto istruttorio, ndr), a pochi giorni dalla scarcerazione dell’ex governatore: «Lo ritengo un uomo straordinario. Posso dire solo questo: il suo travaglio l’ho vissuto anch’io». In attesa del processo, Genovese non esclude nemmeno di ricandidarsi: «Non credo di aver commesso errori. In attesa di una sentenza definitiva, posso ricandidarmi. Non lo dico io, lo dice la Costituzione». Per il momento, però, non potrà rientrare a Montecitorio. Per lui vige l’obbligo di dimora e la richiesta dei legali di partecipare ai lavori parlamentari è stata rigettata.

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