La vittoria dei giocatori di football inginocchiati per protesta, la Nfl non li punirà

18/10/2017 di Redazione

La protesta contro l’iniquità razziale portata avanti in queste settimane negli Stati Uniti da molti giocatori di football americano, che si inginocchiano in campo al momento dell’inno, potrà continuare senza squalifiche o altri provvedimenti per i player ‘ribelli’. È la decisione presa dalla lega nazionale dopo una lunga riunione a New York dei rappresentanti dei proprietari dei 32 club e degli atleti.

I GIOCATORI INGINOCCHIATI PER PROTESTA NON SARANNO PUNITI

La Nfl ha deciso per ora che continuerà a permettere ai giocatori di inginocchiarsi per protesta durante l’inno americano senza punizioni, cedendo alla richiesta di libera espressione degli atleti e snobbando una fetta di fan e lo stesso Donald Trump. Il presidente Usa infatti chiedeva il licenziamento dei giocatori per disprezzo della bandiera. Con questa decisione la Lega nazionale football ha anche evitato ulteriori conflitti interni.  Se la Nfl avesse effettuato una scelta opposta, quella di imporre uno stop alle proteste, avrebbe probabilmente creato maggiori tensioni. Molti atleti, soprattutto sui social, avevano già chiarito che non avrebbero rispettato le sanzioni per il fatto di inginocchiarsi o sedersi durante l’inno prepartita. Alcuni esperti legali si chiedevano già se la decisione potesse essere impugnata.

 

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«Non posso davvero dirti cosa farà la gente», «La lega ha una politica. E non è cambiata», ha detto dopo la riunione il proprietario dei Miami Dolphins Stephen Ross. Non c’è nessun regolamento che imponga ai giocatori di football di stare in piedi durante l’inno nazionale. «Dobbiamo essere al di sopra degli attacchi da parte di qualcuno, perché la disuguaglianza razziale e socioeconomica è esistita per troppo tempo in questo paese», ha affermato Jed York, manager e co-proprietario dei San Francisco 49ers. Intanto la vicenda delle proteste continua a creare dei problemi sotto l’aspetto commerciale. Molti sponsor protestano con le società sportive, mentre ci sono fan arrabbiati che boicottano prodotti.

(Foto Zumparess da archivio Ansa. Credit: Jacob Kupferman / CSM)

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