Family Day, i vescovi divisi fra sostegno e scetticismo

Il 30 gennaio si avvicina e il Family Day è pronto: da tutta Italia arrivano i viaggi organizzati, i convogli, gli schieramenti. La Chiesa, chiaramente, è in prima linea dopo la presa di posizione del cardinale Angelo Bagnasco e anche quella di Papa Francesco: la scorsa domenica si sono tenute le piazze pro-Unioni Civili, la prossima è il momento di “difendiamo i nostri figli”. Tuttavia, dai territori, dalle varie chiese locali, si vede un fronte tutt’altro che compatto: sono molti i vescovi che, pur sposando le posizioni del Family Day, si dicono pronti a non ostacolare il cammino della legge.

FAMILY DAY, I VESCOVI DIVISI FRA SOSTEGNO E SCETTICISMO

Paolo Rodari ce ne parla sulla Repubblica.

Tanto che, in merito, al direttivo si prevede dibattito e confronto. Se il cardinale di Ancona, Edoardo Menichelli, invita a «non alimentare contrapposizioni, scontri, e innalzare bandiere », un altro vescovo, Giancarlo Bregantini, titolare della diocesi di Campobasso, dice di «auspicare una grande partecipazione Sono pochi i vescovi usciti allo scoperto. La maggior parte ha preferito aderire a dichiarazioni comuni. I presuli del Piemonte, guidati dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, hanno raccomandato «un’ampia partecipazione al Family Day», pur riconoscendo che «anche le unioni omosessuali, come tutte le unioni affettive di fatto, richiedono una regolamentazione chiara di diritti e di doveri, espressa con saggezza». Così hanno fatto anche i vescovi dell’Umbria – il presidente è il cardinale Gualtiero Bassetti – accogliendo «con favore e sostegno » il programma del Family Day. «Andremo a dire che cosa crediamo: la visione della famiglia secondo la Costituzione e i principi dell’antropologia e dell’etica cristiana», hanno sottolineato. Sulla stessa lunghezza d’onda l’episcopato della Liguria, il cui punto di riferimento è il cardinale Angelo Bagnasco: «Incoraggiamo ogni forma di sostegno alla famiglia, cuore pulsante della società, e rinnoviamo a tutti la nostra vicinanza e la nostra benedizione». Più prudenti, ma è più che altro questione di stile, i vescovi del Triveneto. Con una nota firmata da Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, non parlano esplicitamente di Family Day seppure «accolgono con favore ed incoraggiano tutte quelle iniziative che intendono offrire un contributo sereno e costruttivo al bene comune del nostro Paese». Ma, avvertono, queste stesse manifestazioni non devono avere luogo con «atteggiamenti polemici o volontà conflittuali », bensì «con il desiderio di aiutare tutti a riflettere sulla portata dei valori in gioco».

 

L’intenzione è quella di far passare la manifestazione come un luogo di proposizione, di proclamazione dei valori più che di conflitto con il disegno di legge Cirinnà.

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La prudenza di molti vescovi è ispirata anche da fattori oggettivi: nessuno partecipa all’organizzazione della manifestazione né si conoscono i nomi di chi interverrà. Anche se dal comitato promotore arrivano segnali distensivi: non ci sarà, come fu a giugno, la carrellata di interventi che riflettono le varie sigle dell’associazionsimo, bensì un solo discorso. Probabilmente lo pronuncerà Massimo Gandolfini, presidente del comitato. A seguire, testimonianze di persone che vivono la realtà familiare. La volontà, infatti, è contrastare il ddl Cririnnà, ma farlo, almeno sulla carta, senza provocazioni o atteggiamenti “contro”. Una strada più propositiva, e che permetterà a Bagnasco di confermare quanto detto sullo stesso Family Day una settimana fa: è «necessario» e «condivisibile ». Sensibilità diversificate a parte, oggi Bagnasco proverà a indicare una strada comune. Il dato certo è che per lui, come per tutti i vescovi, le priorità del Paese non sono le unioni civili, ma altro: dalla disoccupazione al travaglio di quanti hanno un lavoro ma non riescono ad arrivare alla fine del mese, fino al problema sempre più acuto dell’immigrazione.

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