Napoli, Fabio Giannone: sembrava un incidente d’auto, era un’esecuzione

07/06/2016 di Redazione

Si tinge di giallo il caso della morte di Fabio Giannone, ragazzo di 21 anni che ha perso la vita lo scorso 9 aprile in via Vittorio Emanuele Terzo a Napoli, nel quartiere di Secondigliano. Inzialmente si pensava si trattasse di un incidente stradale, frutto di incoscienza o distrazione. Il giovane, che si trovava a bordo di uno scooter, fu invece speronato e poi investito, massacrato a colpi di sgommate. La svolta nelle indagini è arrivata dalle immagini del raid. Lo racconta oggi Leandro Del Gaudio sul Mattino di Napoli:

La svolta arriva grazie al recupero di alcune immagini di una telecamera della zona, che mostra una scena da brividi: l’auto, dopo aver falciato lo scooter, investe per ben due volte il corpo di Giannone che, probabilmente, era ancora in vita dopo essere stato speronato dallo scooter che guidava. Immagini poco nitide che danno la stura all’inchiesta per omicidio volontario. Bastano pochi accertamenti per capire che la Citroen era frutto di una rapina, un colpo effettuato proprio per disporre di un «ariete» per regolare i conti con il 21enne.

Non è tutto. La spedizione faceva parte di un regolamento di conti dopo un incendio ad un negozio di abbigliamento. Il ragazzo sarebbe stato ucciso solo perché parente di un gruppo di persone che si sarebbero lamentate per il raid incendiario. Racconta ancora Del Gaudio sul Mattino di Napoli:

Stando a quanto emerso finora, l’investimento di Fabio Giannone viene ricondotto al pestaggio di un giovane avvenuto qualche mese fa, un ragazzo che finisce in ospedale perché ritenuto a sua volta responsabile dell’incendio appiccato alle serrande di un negozio di abbigliamento la notte del capodanno del 2015. Insomma, un possibile episodio estorsivo alla persona sbagliata, che si vendica organizzando una spedizione punitiva a carico del presunto responsabile che, dopo qualche mese di ospedale, decide tornare alla carica: e di vendicarsi a sua volta contro un conoscente del negoziante di abbigliamento a cui era stato incendiato il magazzino. È questa la pista battuta dagli inquirenti, in uno scenario nel quale – è bene chiarirlo – va fatta salva l’estraneità di Fabio Giannone da ipotesi di reato legate all’incendio del magazzino e al pestaggio del presunto estorsore.

Secondo gli investigatori Fabio era un lavoratore onesto, pronto a lasciare la sua città per un lavoro che l’avrebbe portato fuori dai confini nazionali.

(Foto di copertina da archivio Ansa)

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