Evasione fiscale, la nuova mappa dei controlli nel mondo

Lotta all’evasione fiscale. Si chiude oggi la porta della collaborazione volontaria, meglio nota come ‘voluntary disclosure’, lo strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente capitali all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente la violazione degli obblighi di monitoraggio. Dunque, per chi detiene ancora in altri Paesi dei capitali sconosciuti al Fisco si preannunciano tempi duri.

 

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EVASIONE FISCALE, DAL 2017 CONTROLLI INCROCIATI IN 70 PAESI –

Per i patrimoni all’estero, infatti, si preparano controlli incrociati delle amministrazioni fiscali di (quasi) tutto il mondo. Da gennaio 2016 trenta Stati daranno accesso ai dati bancari. Lo stesso avverrà poi per altri 40 Stati l’anno successivo. In questo modo si ridurranno i «paradisi fiscali», stretti anche dalle misure contro il terrorismo e il riciclaggio. Ne parlano Marco Bellinazzo ed Enzo Parisotto sul Sole 24 Ore:

A livello europeo, sempre dal 1° gennaio 2016 (salvo Austria dal 1° gennaio 2017), avverrà uno scambio di informazioni sulla base della direttiva 2011/16/Ue esteso anche a tipologie reddituali come redditi da lavoro dipendente, compensi, prodotti assicurativi eccetera, diverse da quelle finanziarie, superando così la precedente e assai limitata Direttiva Risparmio.
La tensione con le multinazionali del web, che ha visto negli ultimi mesi la messa in stato d’accusa di giganti come Apple e Google, ha portato all’elaborazione, sempre in ambito Ocse, del progetto «Beps» (Base Erosion and Profit Shifting) approvato il 16 novembre scorso dal G-20 di Antalya, in Turchia. Il Beps basato su 15 action plan coinvolge circa 90 Stati, che saranno chiamati a ratificarlo nel 2016 e punta a colmare le lacune nelle regole internazionali e nazionali che le grandi società, presenti in più Paesi, sfruttano per dirottare i loro utili nei paesi a fiscalità privilegiata. Si va dagli interventi sull’economia digitale alle regole sul transfer pricing al contrasto alla cosiddetta double non taxation.

Restano in vigore ovviamente gli obblighi relativi alle dichiarazioni degli intermediari e gli obblighi di dichiarazione in dogana. Concludono Bellinazzo e Parisotto sul Sole 24 Ore:

Va infine ricordato come in base all’articolo 1 del Dl 167/1990 sul cosiddetto monitoraggio fiscale esterno, gli intermediari sono tenuti a rilevare e trasmettere annualmente all’agenzia delle Entrate gli estremi identificativi di coloro che effettuano trasferimenti finanziari da/verso l’estero. Mentre in caso di trasporto di denaro e valori l’articolo 3 del Dlgs 195/2008 prevede obblighi di dichiarazione in dogana.

Dunque, sono 30 i paesi in cui dal 2016 verranno censite le prime informazioni fiscali, che verranno poi trasmesse nel 2017. Sono 40 i paesi  in cui le informazioni fiscali verranno censite a partire dal 2017 e diffuse nel 2018. Sono 3 i paesi in cui sono in via di definizione le procedure. E, infine, sono 54 i paesi che hanno assicurato di archiviare le informazioni fiscali ma non hanno previsto una trasmissione automatica dei dati.

Tra i primi 30 paesi ci sono quasi tutti quelli europei (sono esclusi Svizzera Austria, Albania, Monaco e Andorra, che trasmetteranno le informazioni dal 2018, e Macedonia e Ucraina, che non hanno previsto la trasmissione automatica). A parte i paesi europei ci sono Corea del Sud, India, Sudafrica, Messico e Argentina.

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