Eurotunnel di Calais, il tunnel della morte

L’Eurotunnel di Calais

sta diventando un altro simbolo, un po’ come Lampedusa, delle difficoltà dell’Europa di gestire il costante flusso di migranti in arrivo dall’Africa e dai Paesi arabi così asiatici squassati dalle guerre. Dall’inizio dell’anno 37 mila profughi hanno cercato di attraversare il tunnel sotto la Manica che collega l’Inghilterra con la Francia, e 9 di loro sono morti.

EUROTUNNEL LUNGHEZZA –

Il tunnel che collega le città la città inglese di Cheriton, a poca distanza di Dover, con il piccolo comune francese di Coquelles è lungo circa 50 chilometri. Questa distanza separa decine di migliaia di migranti in arrivo da diverse parti del mondo dalla loro speranza, una nuova vita in Inghilterra, un sentimento collettivo che si raggruppa nella città di Calais. In questo comune francese c’è la stazione di interscambio da cui partono i treni merci diretti verso il Regno Unito, dove ogni giorno vengono caricati migliaia di tir e rimorchi. Nei primi mesi del 2015 circa 37 mila persone hanno provato ad attraversare l’Eurotunnel, vendendo in maggioranza respinti. L’assalto ai vagoni si svolge durante la notte, quando gruppi di centinaia di persone prova a salire sui treni merci, talvolta già in movimento, al fine di attraversare la Manica nel modo più breve possibile. Un numero crescente di profughi, in particolare quelli provenienti da Paesi in passato colonie britanniche come Sudan o Afghanistan, raggiungono Calais per poi provare l’assalto della speranza all’Eurotunnel. La loro aspettativa è che visti i legami culturali la richiesta d’asilo possa essere accolta più facilmente. Tentativi di attraversamento del tunnel che finiscono anche tragicamente, come indicano i nove morti contati dall’inizio dell’anno a Calais. Non sono gli unici, visto che recentemente un egiziano è deceduto fulminato quando ha provato a salire su un treno partito da Parigi in direzione Londra.

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EUROTUNNEL PROFUGHI –

Il problema dei profughi dell’Eurotunnel di Calais non è nuovo, visto che già nel 2002 l’allora ministro degli Interni Sarkozy aveva predisposto la distruzione dei campi provvisori in cui pernottavano prima di provare ad attraversare la Manica. Negli ultimi mesi la crescita della pressione migratoria ha aumentato le tensioni, anche tra Francia e Gran Bretagna, mentre la società che gestisce l’infrastruttura, Eurotunnel, ha rimarcato di non avere i mezzi adeguati per affrontare i continui assalti ai treni. La stazione di interscambio è recintata per 23 chilometri, ma ogni giorno tanto i profughi quanto i trafficanti di persone provano a bucarla, per permettere il transito delle persone verso gli agognati binari ferroviari. La maggior parte dei profughi soggiorna in condizioni oltremodo precarie nella zona industriale di Calais. Le associazioni umanitarie spiegano come capiti che un migliaio di persone si debba dividere un’unica fontana per potersi lavare, una situazione di grande disagio aumentata dalle tensioni interetniche che scoppiano tra i migranti. Il premier britannico David Cameron ha definito preoccupante quanto succede all’Eurotunnel di Calais, e il governo inglese ha promesso di stanziare circa 10 milioni per migliorare la sicurezza. Vagheggiata anche l’ipotesi di costruire una nuova recinzione, ben più difficile da scavalcare, un nuovo muro per proteggere l’Europa dai migranti.

Photocredit: PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

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