Essere padri separati nel 2014

19/03/2014 di Maghdi Abo Abia

In questa festa del papà 2014 ci sono milioni di persone che non potranno godere come avrebbero voluto dell’abbraccio di un figlio o del calore della propria casa. Parliamo dei padri separati, di coloro che a causa della rottura della propria famiglia entrano in una spirale di difficoltà economiche e psicologiche dalle quali è difficile uscirne, e che lamentano l’assenza di uno Stato che, in caso di separazione, tutela maggiormente la madre a scapito del padre.

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800.000 NUOVI POVERI – Secondo l’Associazione Matrimonialisti Italiani, Ami, sono quattro milioni gli uomini che con la fine del matrimonio perdono un tetto, i figli ed in alcuni casi anche il lavoro. Con il risultato che questi si trasformano in clochard, o barboni, in giacca e cravatta che mangiano alle mense della Caritas e la sera dormono nei dormitori dai quali escono di buon ora per lavarsi ai bagni delle stazioni prima di andare in ufficio. Su quattro milioni di papà separati, poi, 800.000 vivono sulla soglia di povertà. A Milano ne vivono 50.000, a Roma 90.000. Un numero destinato ad aumentare contestualmente alla crescita delle separazioni.

RESTANO 500 EURO AL MESE – Secondo il presidente dei matrimonialisti italiani, l’Avvocato Gian Ettore Gassani, il divorzio è diffuso tra impiegati, operai ed insegnanti il cui stipendio medio è di 1.300 euro mensili. E se gli uomini sono privi di un aiuto alle spalle, si trovano sul lastrico perché cedendo 7-800 euro mensili alla moglie per il mantenimento suo e dei bambini, restano 500 euro al mese. Ad altri va ancora peggio perché si trovano a pagare il mutuo per la casa coniugale. E la situazione porta a vuoti legislativi che non vengono colmati. Nel 2006 venne approvata una norma che introdusse l’affido condiviso. Ma questo appare irrealizzabile quando il coniuge uomo vive in macchina.

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IL CIRCOLO VIZIOSO – Secondo Gassani lo stipendio basso rappresenta un pericolo che può portare all’allontanamento dell’uomo dalla propria ex famiglia: «In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come dei barboni. Come fanno a passare una notte con i figli se non hanno una casa dove dormire? A questo punto, come in un circolo vizioso, il Tribunale per i minorenni glieli toglie». Psicoeuropa descrive quella che è la situazione di coloro che affrontano una separazione quando ci sono uno o più figli di mezzo spiegando che ad oggi le separazioni prevedono l’espulsione di un coniuge, di norma il padre, dal nucleo familiare.

LA LEGGE 54/2006 – La Repubblica aggiunge che le separazioni, così come sono studiate al momento, se non sono condivise e serene rischiano di trasformarsi in un salasso economico non indifferente, specie quando si parla di persone dal reddito non sufficiente a coprire le spese, dato che l’affare lo fanno avvocati e psicologi, con questi ultimi che costano mediamente dai 10 ai 15 mila euro. A complicare le cose il fatto che la normativa sull’affidamento condiviso venga nei fatti disattesa, visto che nel 90 per cento dei casi il minore viene affidato alla madre. Perché nonostante il principio di bi-genitorialità sia stato certificato dalla legge 54/2006 che modificando l’articolo 155 del Codice Civile:

«Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale»

questa viene puntualmente disattesa.

LA SENTENZA DI CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE – Ciò accade perché ci sono posizioni diverse tra magistrati ed avvocati in tutta Italia. Esistono sentenze in contrasto tra di loro e con la legge a causa della consuetudine di affidare un bambino ad un genitore di riferimento in base alla norma vista come il veccho affido congiunto che non prevede l’esercizio disgiunto della patria potestà. In questo senso l’Italia venne condannata dalla Corte di Giustizia Europea il 29 gennaio 2013 dando ragione ad un uomo, Sergio Lombardo, ritenendo il nostro Paese responsabile di non aver predisposto un sistema giuridico ed amministrativo adeguato a tutelare il diritto inviolabile del genitore di esercitare il naturale rapporto familiare col figlio, ottenendo un risarcimento di 25 mila euro per le spese legali sostenute.

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LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE – Non a tutti però va così bene. La Notizia Giornale ci racconta un’altra storia che dimostra il grado di discrezionalità dei giudici, in questo caso anche della Cassazione, su un tema così spinoso come quello dell’affidamento condiviso e delle difficoltà, da parte di un coniuge, di rispettare quanto previsto in sede di separazione. Un cuoco siciliano, in difficoltà a causa del lavoro, non è riuscito più a pagare l’assegno di mantenimento nonostante il suo impegno per trovare soldi, 10.000 euro in due anni, per mantenere il figlio. L’uomo tuttavia è stato denunciato, indagato e processato con l’accusa di aver violato gli obblighi di assistenza familiare, nonostante uno stipendio da 800 euro mensili. In primo grado è stato condannato, in secondo è stato assolto ma in Cassazione, dopo un ricorso presentato dal procuratore generale di Catania, il giudizio della Corte d’Appello etnea è stato rigettato. 

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