Enrico Letta candidato contro Matteo Renzi al congresso Pd?

21/03/2016 di Redazione

Il ritorno di Enrico Letta: potrebbe essere questo il piano della minoranza del Partito Democratico per sfidare Matteo Renzi alle assise congressuali del 2018, o forse nel 2017 se la minoranza dem riuscirà a convincere il segretario politico ad anticipare le consultazioni di partito. Candidare l’uomo che l’ex sindaco di Firenze ha defenestrato da Palazzo Chigi alla successione dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri. Un’arma segreta, una strategia per strappare al “Giglio Magico” il controllo del Pd.

ENRICO LETTA CANDIDATO CONTRO MATTEO RENZI AL CONGRESSO PD?

Ne parla Carlo Bertini sulla Stampa.

I renziani cominciano a sospettare che l’arma segreta di Bersani e compagni sia candidare proprio Enrico Letta «come sfidante di Matteo» al prossimo congresso Pd. Appuntamento previsto per l’autunno 2017 che potrebbe essere anticipato di sei mesi, non però al 2016 come chiede la minoranza. Ma che già influenza il clima interno, tanto che nella querelle sotterranea i termini congresso, liste, sfidanti, ricorrono spesso. La chiacchiera raccolta nella cerchia renziana, allo stato forse un’elucubrazione – «ma se loro non ne parlano nei corridoi vuol dire che è vera», scherzano su – poggia le basi su un preciso background. Correva l’anno 2013 e dopo aver «non vinto» le elezioni Bersani si dimise da segretario: il congresso straordinario del Pd si tenne in autunno e si concluse l’8 dicembre. E Renzi ne uscì incoronato leader del Pd. Ma d’estate, nei mesi che precedettero la duplice tenzone con Cuperlo e Civati, girava voce che Bersani e compagni volessero puntare tutto sulla candidatura di Letta.

 


Quelle del 2013 erano primarie che coinvolgevano anche il ruolo di segretario; ed essendo Enrico Letta allora già insediato sulla poltrona di Palazzo Chigi, non aveva alcuna intenzione di impegnarsi in una corsa di quel tipo.

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Ora, fra i renziani di stretta osservanza la paura: la minoranza dem vuole puntare sull’usato garantito.

Qualche traccia di una sfida a debita distanza si coglie nelle sferzanti parole del premier. Che ieri non ha perso l’occasione del congresso dei Giovani Dem per dare un antipasto di quanto dirà oggi ai compagni in una Direzione fiammeggiante, in cui «faremo i conti» sulle piccole beghe interne. «Mi dicono: ma tu governi coi voti del centrodestra? Già, perché abbiamo perso le elezioni l’altra volta». Applauso scrosciante contro il convitato di pietra, Bersani. «Conosco un metodo infallibile per non avere in maggioran- za Alfano e Verdini: vincere le elezioni, cosa che nel 2013 non è accaduta!». Ovazione dei Giovani Dem al segretario che alza la voce quasi urlando, dopo aver esordito con battute scherzose all’indirizzo di un biondo «sosia» di Luca Lotti tra i seduti al banco della presidenza. Altra botta sugli alleati scomodi: «Sembra si siano svegliati tutti insieme, ma Alfano e Verdini hanno votato la fiducia come era accaduto col governo Letta e il governo Monti».

 

 

La resa dei conti era programmata per la direzione nazionale del Partito Democratico, in programma per oggi; è stata invece spostata al 4 aprile dopo gli incidenti in Spagna di questa mattina.

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