Elisabetta Grande e Maria Belmonte: a Castel Volturno il giallo di Chi l’ha visto

Segni particolari: impassibili. Ecco la descrizione di Domenico Belmonte e Salvatore Di Maiolo, trattenuti da martedì mattina dalla polizia che sta indagando sul giallo dei cadaveri delle due donne, Elisabetta Grande e Maria Belmonte, scoperti nella villetta di Castel Volturno. Il primo, 71 anni, risulta già indagato per sequestro di persona, omicidio, occultamento di cadavere. La posizione dell’altro, 40 anni, è al vaglio degli inquirenti.

UN GIALLO DURATO 8 ANNI – Le due donne erano svanite nel nulla, scomparse da un giorno all’altro, risucchiate da un vortice di cui nessuno sapeva niente. Eppure Maria ed Elisabetta, madre e figlia, dal loro paese non si erano mai mosse. E forse neanche da casa. I loro corpi sono stati ritrovati nella villetta di Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove vive Domenico Belmonte, rispettivamente padre e marito delle donne. Erano nascoste nella loro casa di via Palizzi, la zona chiamata la “Baia Verde”. Che altro non è che la terra dell’inferno, il teatro di sangue nel quale il clan dei Casalesi firmò il massacro degli immigrati il 18 settembre del 2008. Così a pochi anni di distanza a Castel Volturno si sono riaccesi i riflettori della cronaca nera, illuminando una villetta come tante, una casa dell’orrore dalla quale spunta però una storia agghiacciante.

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NESSUNA VIOLENZA – Eppure sui due corpi, riconosciuti grazie alle carte d’identità, nascosti in un’intercapedine di un locale sotterraneo dell’abitazione, non c’e’ alcun segno di violenza, nessun segnale che possa spiegare la loro presenza li. Sono stati rinvenuti grazie all’uso di un georadar con il quale la polizia scientifica ha scandagliato l’intera casa. E ora su Domenico e Salvatore, entrambi incensurati, il primo già direttore sanitario finito nell’occhio dl ciclone negli anni ’90 per i casi di malasanitá che coinvolsero il carcere di Poggioreale, e per questo finito in depressione, l’altro è il suo ex genero, si erano concentrate le attenzioni degli investigatori già da mesi. Erano sotto osservazione già dallo scorso agosto, cioè quando la denuncia di scomparsa presentata da fratello di Elisabetta, Lorenzo Grande, era diventata ufficiale.

L’ABBANDONO – Ma delle donne non si sapeva più nulla già dal 2004. Tanto che il marito riuscì a far credere a tutti che si fossero allontanate volontariamente da casa, alla ricerca di qualcosa di nuovo. E soprattutto lo avessero abbandonato.E tutti ci avevano creduto. Dimostrandogli comprensione e compassione, Almeno fino a martedì mattina, quando e’ emersa la verità. E’ bastato davvero poco. Un’agente che butta giù una piccola parete di cemento di un’intercapedine alla base della costruzione e accende la torcia in un vano ripostiglio. Da quel momento tutto è cambiato. Proprio in quel momento Domenico da vittima dell’abbandono e’ passato a essere il potenziale carnefice.

LUI – Già perché i resti delle due donne giacevano in quel seminterrato mentre lui e Salvatore, ex marito della figlia che si reputa il miglior amico del medico, ciascuno con la propria vita, sembravano aver accettato come naturale la strana scomparsa delle due donne. Tanto che proprio in quella villa Domenico Belmonte aveva continuato ad avere una vita normale. In condizioni sanitarie precarie, si. Ma normale. Un uomo che non ha mai avuto rapporti con i vicini, che usciva di casa solo per curare il suo giardino. Un uomo che in passato era stato un grande medico, tanto da aver lavorato come direttore sanitario del carcere di Poggioreale, ma che poi ad un certo punto incapace di sopportare lo scandalo ha preferito chiudersi nel suo mondo. Un mondo fatto evidentemente di segreti orribili che nessuno poteva immaginare.

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LA STORIA – Eppure di quella scomparsa nessuno aveva fatto denuncia, anche se molte domande senza risposta emolti segnali forse potevano far pensare. Elisabetta e Maria, erano svanite nel nulla, lasciando l’auto della figlia, una Citroen verde parcheggiata in giardino e soprattutto non utilizzando neanche un euro del conto cointestato che avevano. Conto peraltro che ogni mese lievitava come importo visto che mensilmente veniva accreditata la pensione della madre.

LA DEPRESSIONE – Una delle ipotesi, visto anche il libro di psichiatria aperto in corrispondenza della sezione relativa ai temi della depressione ritrovato sul tavolo nel patio antistante la villetta, è che proprio i disturbi mentali abbiano spinto l’uomo ad uccidere le donne. Quella di Belmonte infatti non era una famiglia da Mulino Bianco, anzi. Tutt’altro. Chi li conosceva raccontava di una famiglia litigiosa, spesso divisa e soprattutto che non stava bene di salute. Di depressione aveva sofferto Belmonte dopo lo scandalo del carcere di Poggioreale che lo aveva coinvolto, soffriva la moglie e anche la figlia aveva avuto problemi.

I DUBBI– E ora i due uomini devono rispondere alla raffica di domande e dubbi dei magistrati della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Perché ad esempio non hanno mai cercato la verità ma anzi avevano ripreso la loro vita normalmente, come se nulla fosse accaduto? Ma soprattutto qual e’ stato il loro vero ruolo? Un bandolo della matassa che gli inquirenti avranno compito di districare. Solo una settimana fa, a riaccendere i riflettori sulla vicenda era stata la denuncia di un fratello di Elisabetta alla trasmissione “Chi l’ha visto”. Che aveva consegnato nuovi importanti elementi allo sviluppo del caso fino alla soluzione di martedì. Quella che nessuno si aspettava. E ora toccherà alle indagini fare il loro lavoro. Un lavoro che dovrà andare indietro nel tempo e che dovrà essere in grado di muoversi tra varie città e due regioni, Campania e Calabria. Se infatti a Castel Volturno il marito della donna anziana non aveva mai denunciato la scomparsa di moglie e figlia, in Calabria è il fratello dell’anziana donna, Lorenzo Grande, a preoccuparsi e a lanciare un allarme ufficiale.

LA SCOMPARSA – La scomparsa, stando alle pochissime parole trapelate negli anni da parte del marito, doveva risalire al luglio del 2004. A inizio dello stesso anno, la giovane Maria scrive allo zio Lorenzo, e gli chiede un aiuto nella vendita di un immobile perché servono soldi per curare sua madre. Da allora, il vuoto. Un silenzio cupo, senza motivi. Un allontanamento a cui quel fratello di Elisabetta non vuole, non può credere. Ma la domanda nasce spontanea: perchè nessuno ha visitato quella villetta, in cui Domenico viveva isolato e in condizioni sanitarie precarie, in questi anni? E ora mentre il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, Luigi Gay, e il vicequestore Angelo Morabito della Mobile di Caserta e il dirigente Vincenzo Nicolì devono dare una risposta a questo mistero, Il destino di queste due donne uccise e sepolte in un scantinato, tra l’indifferenza di tutti, sembra legato più che mai al segreto che questi due uomini custodiscono gelosamente.

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