Elezioni Roma 2016, Giachetti parte in salita?

14/01/2016 di Redazione

Roberto Giachetti per il Campidoglio, una scelta tutt’altro che unitaria e condivisa nel corpo, sempre mobile e poco omogeneo, del Partito Democratico di Roma. L’ex capo di Gabinetto di Francesco Rutelli al Comune di Roma è stato lanciato – in quello che viene definito addirittura “un sondaggio pubblico” – da Matteo Renzi in persona, nella sua intervista a Repubblica Tv, per la corsa delle elezioni Roma 2016:  la forza della segreteria nazionale è tanta, anche se non sembra ancora sufficiente per imporsi fra le tante tribù che compongono i democratici della Capitale. Il 23 gennaio si terrà #PerRoma, l’iniziativa lanciata dai presidenti di Municipio per sostenere la coalizione che governa le ex circoscrizioni e la Regione Lazio: e proprio il presidente Nicola Zingaretti è uno dei grandi esponenti che sarebbero stati allertati della – ancora solo possibile, e annunciata solo a parole – corsa del vicepresidente della Camera.

ELEZIONI ROMA 2016, GIACHETTI PARTE IN SALITA?

Tommaso Ciriaco su Repubblica riporta le prime perplessità del futuro candidato – e probabile frontrunner – della campagna elettorale per il Campidoglio.

Nel week end arriverà l’annuncio: «Sabato, al massimo domenica pubblicherò un messaggio per candidarmi alle primarie di Roma». Ormai è stabilito, confida Roberto Giachetti a un collega che lo incrocia in Transatlantico: «Direi che a questo punto è inevitabile». Spiegherà cosa ha in mente per ricostruire un partito sfasciato, ma soprattutto come intende far dimenticare il fallimento della giunta Marino. (…)«Conosco la difficoltà della sfida – ammette però con l’interlocutore -Non mi spavento, sono uno che ha fatto cento giorni di sciopero della fame, dove ho rischiato per davvero. Voglio solo costruire io la partita, per avere la serenità interiore e la determinazione di affrontare una roba che è chiaramente un percorso a ostacoli». Cosa intende? «La situazione politica è quella che è. C’è il partito, con tutto quello che ha passato. Né mi sfugge che sul mio nome non c’è stato un particolare calore da parte di alcuni…». Si riferisce ad alcune fazioni del Pd capitolino. A quella sinistra dem che non ama il renziano più eterodosso ed è pronta a fargli la guerra. «L’ipotesi Giachetti – attacca ad esempio il deputato Marco Miccoli, vicino alla Cgil – rischia di inserirsi in una spaccatura già esistente». Gli oppositori del premier preparano candidature alternative, vogliono mandare un segnale interno con la conta dei gazebo. E lavorano a formule quantomeno innovative, come quella sposata da Gianni Cuperlo: «Trovo interessante un’alleanza civica che metta il Pd al servizio della città, magari rinunciando anche al simbolo del partito». Non se ne parla, lo stronca Lorenzo Guerini.

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Sul Messaggero nella Cronaca di Roma, Simone Canettieri completa il quadro, fra telefonate che coinvolgono i gruppi dirigenti dei democratici romani e i tumulti nella coalizione, passando per vecchie ipotesi pronte a risaltare fuori dal cassetto e nuovi nomi lanciati all’impazzata. La paura, a Roma, è quella di un flop alle primarie.

“C’è il rischio flop ai gazebo”, è il vaticinio di molti dirigenti. I vertici del partito sono al lavoro con una tecnica concentrica: provare a “condividere” Giachetti con ampi pezzi di Pd, non proprio renzianissimi, e poi pensare agli ex alleati di Sel, in un secondo momento. Perciò Matteo Orfini ieri ha telefonato a Nicola Zingaretti per “informarti che Matteo ha deciso di puntare su Roberto”. Non proprio una notizia in esclusiva, accolta dal governatore così: “Nessun problema”. Ma la situazione è più che ingarbugliata.

Le parti del Pd più vicine all’esperienza Marino, e più lontane dal commissariamento guidato da Matteo Orfini, hanno già iniziato le prese di distanze da Giachetti.

Roma: Miccoli, Giachetti? Parte Pd potrebbe non riconoscersi (ANSA) – ROMA, 13 GEN – “L’ipotesi Giachetti posta in…

Posted by Marco Miccoli on Mercoledì 13 gennaio 2016

Gianni Cuperlo parla di far confluire il Pd in una lista civica, “magari senza simbolo”, il vicesegretario Lorenzo Guerini lo stoppa: “Non se ne parla, correremo con il simbolo”. L’idea è stata lanciata in precedenza da Walter Tocci, che in questo modo viene richiamato in causa. Sempre dal Messaggero leggiamo:

Tocci, senatore dissidente, già assessore delle giunte Rutelli, non sembra però interessato. Per quest’area gira il nome di Bianca Berlinguer, direttore del Tg3. Anche l’ex segretario Pierluigi Bersani interviene: “E’ un errore non chiudersi in una stanza, scazzottarsi e piangere fino ad una soluzione”. Insomma, il caso Roma si muove su due livelli: uno nazionale e uno più locale, che riguarda il Pd post Mafia Capitale. Il renziano Michele Anzaldi: “I capibastone sono rimasti, se non vogliono Roberto va bene: è fondamentale per la Camera”. Da sinistra il fuoco di sbarramento è già iniziato. Paolo Cento (Sel): “Con Giachetti si allontana l’ipotesi primarie”. Stefano Fassina, candidato della Cosa Rossa, si diverte: sì alla coalizione a patto che il Pd disconosca le sue politiche degli ultimi anni. In questo scenario c’è chi dice che Renzi “stia pensando a un piano B: attende risposte entro lunedì prossimo”.

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