Elena Ceste, il marito alla figlia: “Hai Facebook? Non fare come mamma”

14/01/2016 di Redazione

Michele Buoninconti, condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio di Elena Ceste, scomparsa a gennaio 2014 e ritrovata morta in un canale nove mesi dopo, scrive ogni giorno ai quattro figli. Un diario per convincere i giudici del Tribunale dei minori di Torino a non privarlo della patria potestà. Cinquanta pagine di lettere i cui estratti sono stati pubblicati da La Stampa, a cui l’avvocato dice: «È un atto troppo severo, non vede i ragazzi dal giorno dell’arresto, mi sembra una misura fuori luogo». Per questo Buoninconti continua a scrivere, ben sapendo che nessuno dei figli riceverà mai quelle lettere. Questo estratto dell 24 marzo rivela l’ennesimo tentativo di manipolare la testimonianza dei figli.

«G., tu hai un ruolo importante per il mio ritorno a casa, ti dovresti ricordare quel pomeriggio del 23 gennaio quando dal balcone sei venuto a chiamarmi insistentemente e ti dovresti anche ricordare che mamma piangeva e ancora uno sforzo, il letto ti ricordi che l’hai fatto insieme a mamma e lei ti ha detto ciò che mi hai riferito, A. anche tu potresti contribuire a ricordarti che mamma piangeva mentre tu le eri vicino, sino a quando sono arrivato io e l’ho tranquillizzata al punto di farla ridere…»

Parole che, per il pm Laura Deodato, sono semplici manipolazioni.

«Vi amo con tutto il cuore e vi sto pensando continuamente, penso ai vostri compiti se ci mettete lo stesso impegno, mi rivolgo specialmente a E. e soprattutto a te, G., non mollare mai, di A. ho fiducia, perché lei è ancora nella fase del gioco e R. non pensa ai compiti perché so che è autonomi»

E ancora

«Mi raccomando chiedete tutte le domeniche di farvi portare da lei la madre, ho sentito che E. ha letto la preghiera per mamma e sono contento che ha avuto la forza di leggerla, avrei voluto leggere anche la mia lettera»

«Speriamo che potremo continuare ad essere una famiglia, con le sue ferite, ma una famiglia vera…»

Poi una lettera, risalente al 9 marzo 2015 in cui Buoninconti scrive alla figlia

«Ho saputo che hai Facebook, spero che non sia vero, perché chi c’è a controllarti? Ma io a te ti voglio controllare primo per non commettere lo stesso errore con mamma e secondo perché sei troppo giovane ed ingenua, ti farai fregare senz’altro»

La “mamma”, uccisa poi brutalmente e ritrovata in un canale, quando del corpo era rimasto ormai poco e niente.

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