E il Belgio si riscopre unito grazie a una partita di calcio

Tra le squadre rivelazione di questo Mondiale brasiliano, la nazionale di calcio belga è di sicuro quella che più ha colpito. E non soltanto da un punto di vista calcistico: i Diavoli Rossi di Marc Wilmots sono infatti riusciti nell’impresa di riavvicinare le due metà di un paese piccolo, ma profondamente diviso per lingua, cultura e struttura sociale. Ora, grazie all’appassionante impresa della nazionale, fiamminghi e valloni mettono da parte diversità e acrimonia e riempiono le piazze per tifare tutti insieme la squadra del proprio paese.

Jamie McDonald/Getty Images
Jamie McDonald/Getty Images

BANDIERE IN TUTTO IL BELGIO – Quell’abbraccio collettivo nella Grand Place di Bruxelles, tra bandiere e ovazioni, non è sfuggito al resto dei paesi europei, che ora commentano la rinnovata unità del Belgio grazie al calcio. Da quasi trent’anni la nazionale belga non arrivava ai quarti di finale e tutti si stanno facendo contagiare. «In tutto il Belgio le bandiere nere, gialle e rosse sventolano per le vie – racconta Marie Le Douaran per il francese L’Express – Sono state vendute più di 150.000 maglie della nazionale e qualcuno ha addirittura drappeggiato la propria automobile».

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«QUESTA SQUADRA HA DATO AL PAESE QUALCOSA CHE NON CONOSCEVA» – Ed è facile far scattare il paragone con la politica del piccolo regno nel cuore d’Europa: «È una squadra di ottimi talenti individuali con una grande forza collettiva – spiega a L’Express Pascal Delwit, politologo all’Università Libera del Belgio -. Una squadra che vince funziona sempre. E c’è una grande aspettativa verso questa Coppa del Mondo». Ma non è solo questione di sport: «Questa squadra ha dato al paese qualcosa che non conosceva – prosegue Delwit -, un’unità nazionale poco influenzata dai conflitti tra le due comunità linguistiche, come invece è accaduto in passato. L’allenatore, Marc Wilmots, parla diverse lingue. I giocatori vengono dalla Vallonia, dalle Fiandre, dalla regione di Bruxelles o sono di origine straniera. Così per i belgi è facile identificarsi».

Pensare che una partita di calcio possa aiutare a costruire un’unità nazionale solida e duratura è forse un pensiero ingenuo, ma non è detto che non possa essere un punto di partenza: «Passata l’euforia generale, tutto questo resterà nella storia dello sport» dice ancora Delwit, che sottolinea come il sentimento di unità resta legato alla prestazione di una squadra fino a qui vincente.

 

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E LA QUESTIONE SI FA POLITICA – Il Belgio è andato alle urne poco più di un mese fa: il giorno delle elezioni europee si è votato anche per il nuovo governo. E anche il mondo politico segue il Mondiale dei Diavoli Rossi con un’attenzione particolare: «Per il N-VA, il partito nazionalista fiammingo che ha vinto le elezioni del 25 maggio e che vorrebbe più autonomia per la regione delle Fiandre, tutta questa attenzione sul calcio è scomoda – sottolinea Delwit -. Durante la prima partita contro l’Algeria il partito ha convocato una riunione, anche se il resto della classe politica aveva annullato ogni impegno. E gli esponenti del partito sono stati istruiti a salutare le vittorie senza ulteriori commenti». Che ne sarà di questa euforia, quando i Diavoli Rossi torneranno con orgoglio dal Brasile?

(Photocredit copertina: Laurence Griffiths/Getty Images)

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