Domani vi voglio tutte femministe

Vi voglio tutte femministe domattina quando dovete prendere la metro, il treno e andare a lavorare. Sì, andare a fare quello stesso lavoro che vi permette di comprarvi da sole le mutande, pagarvi un affitto, fare carriera e fare l’8 marzo tutti i giorni. Domani vi voglio tutte femministe e contente quando non passerà nemmeno l’ombra di un bus, vostro figlio starà a casa perché non ci stanno i professori oppure peggio ancora dopo aver passato un’ora nel traffico vi toccherà riprenderlo perché si sa lo sciopero è disagio quindi non potevano mica avvertirvi dell’improvvisa assenza dell’insegnante.

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Domani vi voglio tutte femministe come i lavoratori del trasporto pubblico di una grande città come Roma che decidono domani di incrociare le braccia per «una mobilitazione mondiale per dire no alla violenza sulle donne». Senza spiegare manco cosa è l’iniziativa di Non una di meno. Perché, per carità, l’idea della Women’s march non era male. Provateci voi a vivere una giornata senza le donne. Tutte a braccia conserte. Sarebbe stato meglio incrociarle per un’ora però, non otto. Non tutte possono permettersi di non andare a lavoro domani. Di non fare le mamme. Di non gestire la propria azienda. Di assentarsi in classe, quando ecco magari quelle ore di lavoro sono meglio spese spiegando ai ragazzi tra i banchi perché esiste l’otto marzo. Perché anche Quartz stesso lo ricorda: l’8 marzo rischia di esser uno sciopero per ricchi.

Domani vi voglio tutte femministe. Sì anche domani, domani 9 marzo, quando questa giornata campale fatta di mimose, sorrisi, gentilezze ipocrite sarà finita. Quando si lascerà spazio alle ennesime code negli ospedali italiani in cerca di qualcuno che possa fare una interruzione di gravidanza. Vi voglio femministe quando vedrete che passerà di livello il vostro collega deficiente  perché voi siete in età pericolosa, potreste sgravare come le vacche e fare maternità infinite. Vi voglio femministe quando vi diranno che questa giornata è idiota e sopratutto vi voglio così quando girotondi, adesioni sindacali non sense non faranno altro che svilire il senso di esser donna oggi. Come gli spogliarellisti dopo la serata in pizzeria.

Domani vi voglio femministe. Anche domani, finito l’8 marzo. Perché altrimenti tutto questo non avrà davvero alcun senso.

 

(In copertina una vista della cupola di San Pietro tra i mazzi di mimosa, fiore simbolo della Festa della Donna, Roma, 8 marzo 2012. ANSA/CLAUDIO PERI)

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