Divorzio gay, quello che c’è da sapere dopo il primo caso in Italia

08/08/2017 di Redazione

È arrivato il primo divorzio gay in Italia. Una coppia che si era unita civilmente a Savona sei mesi fa ha deciso di sciogliere il legame, a causa di difficoltà nella convivenza tra i coniugi. Nulla di cui stupirsi a oltre un anno dall’entrata in vigore della legge Cirinnà, considerando che anche tra gli etero i divorzi lampo non sono affatto rari.

Il primo divorzio gay in Italia apre però all’interrogativo: come fanno le coppie unite civilmente a dividersi? Il divorzio gay è diverso da quello tra etero, come d’altra parte per la legge italiana neanche l’unione è dello stesso tipo.

Fortunatamente per i gay che stanno pensando alla separazione, si tratta di una procedura più semplice rispetto a quella tradizionale. Il sito di informazioni giuridiche Studio Cataldi ha pubblicato una guida al divorzio gay passo per passo.

  • Ognuno dei partner è libero di chiedere la rottura del legame in qualsiasi momento, anche senza l’accordo del compagno/a
  • Non è necessario passare per la formale separazione, è sufficiente che la coppia comunichi all’ufficiale di stato civile, anche separatamente, l’intenzione di dividersi
  • Fatto questo, ci sono tre strade per scindere definitivamente il legale di unione e sono le stesse previste per anche per la rottura dei matrimoni: ricorrere al Tribunale, divorziare davanti al Sindaco o farlo tramite negoziazione assistita dagli avvocati.
  • Gli alimenti: un dovere anche per le coppie gay. In caso di rottura di unione civile, al partner più debole economicamente, in caso di estrema necessità – e qui la differenza con il matrimonio eterosessuale – può essere riconosciuto il diritto agli alimenti a carico dell’altro e l’assegnazione della casa, come riporta studiocataldi.it.
  • Se uno dei due partner cambia sesso, l’unione civile si scioglie in automatico. Il ddl Cirinnà prevede anche che, nel caso in cui una persona sposata cambi sesso e la coppia voglia restare unita in matrimonio, questo verrà trasformato in unione civile. La Corte Costituzionale nel 2014 era stata interpellata nel caso di una coppia di coniugi bolognesi, che voleva restare unita in matrimonio, dopo l’intervento di cambio di sesso del marito. La Consulta aveva allora stabilito che è del tutto incostituzionale imporre il divorzio in questo caso.
  • Ovviamente, come nel matrimonio tradizionale, l’unione si ritiene scissa in caso di morte o morte presunta di uno dei due coniugi.
  • E se non si consuma? Per le coppie eterosessuali questo (se si riesce a dimostrarlo) può portare a un divorzio semplificato, per le coppie gay unite civilmente invece non ha nessun effetto.

 

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