Dipendenti pubblici assenteisti, il piano del governo per licenziarli

17/01/2016 di Redazione

Dipendenti pubblici assenteisti? Ora il governo ha in cantiere un piano per il licenziamento. Come spiega il quotidiano “la Repubblica“, i “furbetti” che timbrano il cartellino per poi non lavorare o quelli che vengono sorpresi a compiere altri illeciti di carattere disciplinare saranno sospesi dal lavoro e dalla retribuzioni entro due giorni. Ma non solo: allo stesso tempo prenderanno avvio sia la procedure per il licenziamento che l’esame della Corte dei Conti per valutare il possibile danno erariale. 

Leopolda convention in Florence
Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia/ANSA

DIPENDENTI PUBBLICI ASSENTEISTI, ECCO IL PIANO DEL GOVERNO

Per evitare “coperture” tra dirigenti e funzionari, inoltre, i primi saranno obbligati a far scattare i provvedimenti. Se non lo farà, sottolinea il quotidiano, verrà licenziato a sua volta in quanto l’omissione diventerà un reato perseguibile a livello penale.

«È il piano del governo per rendere davvero possibile cacciare i lavoratori pubblici che commettono un reato ai danni della pubblica amministrazione. Un giro di vite dopo i recenti scandali di Sanremo, con il vigile che timbrava in mutande, e del museo dell’Eur a Roma, con alcuni dipendenti che passavano il tesserino per i colleghi che non si presentavano nemmeno in ufficio. D’altra parte oggi, secondo i dati del ministero della Pubblica amministrazione, su circa settemila procedimenti disciplinari avviati ogni anno solo 200 terminano con il licenziamento dei colpevoli. Una percentuale insignificante che fa effettivamente constatare come il licenziamento nel pubblico impiego per comportamenti illeciti, al di là delle leggi stesse, sia molto difficile se non quasi impossibile per la farraginosità delle procedure e per i formalismi che prevalgono sulla sostanza», si legge.

 

Due saranno così le novità rispetto alla legge in vigore, ovvero tempi e prescrizioni. In particolare si passerà dalla facoltà all’obbligo per il dirigente di operare senza rischiare di rispondere a sua volta di danno erariale qualora la magistratura accerti poi l’illegittimità del licenziamento:

Con le nuove norme il dirigente non sarà più perseguibile per questa ragione. Va detto che la riforma della pubblica amministrazione ruota proprio intorno al rafforzamento del ruolo dei dirigenti che saranno periodicamente sottoposti ad una valutazione dei risultati raggiunti. Spiega a Repubblica il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: «Brunetta e i sindacati dicono sempre che le norme già ci sono. Ma a noi non interessa la norma come esercizio accademico, le leggi, secondo noi, devono incidere sulla realtà delle cose: chi truffa va a casa senza stipendio in 48 ore». E il diritto – come sottolineano in particolare i sindacati – di difendersi? «Se ti ho filmato che timbri per un altro, se timbri e vai a fare un altro lavoro oppure te ne torni a casa tua cosa c’è da difendersi? Etica vuole che in 48 ore sei fuori dalla pubblica amministrazione senza retribuzione».

 

 

Si anticiperà così di anticipare una parte del testo unico sul Pubblico impiego che si attendeva per l’estate. Il nodo da risolvere è quello dell’eventuale applicazione di una parte del Jobs act anche nella pubblica amministrazione:

Perché le nuove norme sui licenziamenti siano operative ci vorranno comunque dai due ai tre mesi. Sul decreto, infatti, dovranno esprimere il loro parere non vincolante le commissioni parlamentari competenti. Certo perché scatti la nuova normativa bisognerà essere sostanzialmente in flagranza del reato. Fondamentale (come già ora, d’altra parte) il ruolo delle telecamere. Le prove – come dice il ministro Madia – «dovranno essere schiaccianti ». C’è un punto, tuttavia, che anche i tecnici del governo hanno sollevato: quando comincia il calcolo delle 48 ore? Quando si commette l’illecito o quando il dirigente viene a conoscenza dell’illecito? E ancora: quand’è che il dirigente viene a conoscenza del comportamento illegittimo? Quando si realizza la registrazione oppure quando si è verificata l’attendibilità del fatto registrato? Non sono questioni di lana caprina o da azzeccagarbugli, sono questioni decisive anche perché la tempestività del provvedimento sospensivo previsto ora dall’ordinamento è interpretato dalla giurisprudenza proprio a favore del dipendente per evitare che il dirigente possa tenersi nel cassetto una registrazione compromettente e utilizzarla a suo piacimento mantenendo così il dipendente costantemente sotto possibile ricatto.

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