Dario Fo e Franca Rame: storia di un Adamo e di una Eva che segnarono la cultura italiana

La sognava ogni notte. «Da ragazza. O che uno spettacolo è saltato e studiamo una soluzione alternativa. Oppure mentre facciamo bellissimi viaggi, però poi non la trovo più. La cerco e Franca non c’è. Purtroppo funziona sempre così: Franca compare e poi nel finale sparisce». Erano queste le parole di Dario Fo, lasciate a Simonetta Fiori su Repubblica, nel ricordo di Franca Rame, scomparsa nel 2013.

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Ora Dario l’ha raggiunta. Chissà dove, dopo sessant’anni insieme, una vita piena, un eterno palco dove il Nobel per la letteratura, morto stamane, si alternava nel grande gioco della vita con una compagna eterna. Smetteva di esser il Fo, era solo Dario per lei, la sua più assurda conquista. Si innamorò di Franca al primo colpo. In una foto. Stava a casa della sorella di lei, aveva chiuso un contratto col marito e finì per recitare con la Rame da lì a poco. Per conquistarla dovette ignorarla.

Come l’ha corteggiata?
“Avevo capito che c’erano un sacco di pretendenti, ma io avevo poche possibilità. Ero stato appena licenziato, quindi fuori registro. L’unica cosa che potevo fare era mettermi da parte. Quando lei mi guardava sulla scena, anche a venti metri di distanza, io facevo il gioco di andare oltre con lo sguardo”.

Fingeva di ignorarla. E funzionò.
“Una sera mi buttò sul muro e mi baciò. Il senso era: come ti permetti di non vedermi? Era libera da ogni convenzione, non si rifaceva ad alcun modello”.

Quanto ha contato l’ironia?
“Moltissimo. Tendeva a distruggere tutti i luoghi comuni, il banale, il risaputo. Naturalmente esercitava la satira anche con me. E se mi sfuggiva qualcosa di ovvio era rapida nell’infilzarmi”.

Non è stato facile. Nemmeno quando sul palco all’improvviso Franca parlò di quella violenza di gruppo che subì, un nodo difficile da sciogliere. «Me ne andai via dalla scena – raccontò poi Fo – perché non potevo ascoltare». Rompeva gli schemi Franca, fuggiva da quella retorica, spiazzava anche lui. Lucida, saggia. «Dario è un monumento, io il suo basamento», ripeteva lei, per definire la loro storia d’amore. Per salutarla davanti a tutti, in quel difficile 2013, Fo riportò le parole della moglie ai funerali laici a Milano. Un inedito, uno scritto apocrifo, partorito dalla Rame. «Siamo nel paradiso terrestre – raccontò il premio Nobel – Il primo essere umano ad essere forgiato non è Adamo, ma è Eva, la femmina». «Ma poi eccola incontrare finalmente il suo maschio che è Adamo – spiegò Fo – che la guarda preoccupato. Lei inizia una danza attorno a lui, con grida da selvatica. Adamo ed Eva sono poi chiamati al cospetto di Dio. “L’eterno li osserva e si compiace: “Mica male!”. Dio propone loro di scegliere tra due alberi. Quello che offre l’eternità, ma che non contempla la prole. E un albero che produce semplici mele che offrono conoscenza, sapienza, dubbi e amore, ma che portano alla morte. Adamo ed Eva non hanno esitazioni. Come spiega la donna che sente subito il desiderio di cingersi ad Adamo». Perché tra una vita eterna e una vita di amore e conoscenza, Eva scelse la seconda, senza esitazioni. E Adamo la seguì. Così come Dario ha seguito Franca. Con lo sguardo, oltre lei, quando incrociava i suoi occhi e non l’aveva baciata ancora. Insieme, dietro quel grande palco che è la vita.

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