Dagospia come Striscia, i ribelli che baciano il potere

Dagospia ha querelato la Repubblica per la ricostruzione dei suoi rapporti con Luigi  Bisignani  fatta da Carlo Bonini sul quotidiano di ieri. Al di là del merito legale, la stretta vicinanza tra Dago e l’entourage berlusconiano era cosa ben nota. Bisignani è uno dei massimi rappresentanti della romanità potente spesso celebrata nei cafonal del fotografo Pizzi, particolarmente legata ai due pesi massimi del berlusconismo nella Capitale, Letta e Geronzi.

La vicinanza col potere, non solo quello chez Arcore,  ha sempre contraddistinto il buco della serratura attraverso il quale D’Agostino rivelava le poche notizie che impreziosivano il suo sito. Il creatore di Dagospia si è sempre comportato da ribelle amicone dei Vip, sostituendo il gossip e l’abboccamento all’analisi e all’inchiesta sui poteri finti che dominano l’Italia, per usare una sua espressione.

In questa prospettiva, D’Agostino ha compiuto un’operazione perfettamente speculare a quanto fatto da Ricci con Striscia La Notizia, il Gabibbo  e le battaglie contro Wanna Marchi. Fumo lanciato negli occhi del pubblico, più o meno vasto, per mascherare la vicinanza, se non l’esplicito sostegno, ad un sistema di potere mai messo in discussione. Un’operazione molto più efficace ed intelligente dell’ortodosso servilismo mediatico  che ha spesso caratterizzato l’informazione Raiset. Il pensionamento della cricca del berlusconismo potrebbe fare molto bene anche al panorama mediatico italiano.

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