L’obesità costerà all’economia mondiale 1.200 miliardi di dollari all’anno entro il 2025

10/10/2017 di Redazione

Nella giornata mondiale contro l’obesità, gli esperti lanciano un nuovo allarme: l’economia mondiale non riuscirà a reggere il peso crescente delle malattie causate dal sovrappeso. Le stime parlano di una spesa annua globale di 1.200 miliardi di dollari entro il 2025, a meno che non si faccia qualcosa subito per fermare un trend che sembra inarrestabile: secondo gli ultimi dati della World Obesity Federation (WOF) entro quella data nel mondo un terzo della popolazione mondiale sarà sovrappeso o obesa.

Una percentuale già superata negli Stati Uniti, il Paese simbolo di questa “epidemia”: nel 2014 gli adulti obesi erano il 34% e nel 2025 sono destinati a diventare il 41%. Una percentuale che nello stesso lasso di tempo nel Regno Unito è destinata a passare dal 27 al 34%; in Egitto dal 31 al 37%; mentre in Australia e in Messico dal 20 al 34%. L’obesità comunque è un problema che minaccia tutto il mondo e – insieme al fumo – è la maggiore responsabile delle cosiddette “malattie non trasmissibili”, come tumori, infarti, ictus e diabete, le principali cause di morte nel mondo moderno.

I COSTI DELL’OBESITÀ

Oltre a un problema di salute pubblica, l’obesità è anche una minaccia che incombe sulle economie mondiali, come spiega oggi il Guardian: a pagare il prezzo più alto sono, ovviamente, gli Stati Uniti, dove la spesa sanitaria per malattie legate al sovrappeso è passata in pochi anni da 325 miliardi di dollari annui a 555. Costi che nemmeno i Paesi più ricchi potranno sostenere molto a lungo. Il direttore del Servizio Sanitario Nazionale britannico, Simon Stevens, ha già messo in guardia sul fatto che l’obesità rischia di far fallire il sistema.

Le stime sull’obesità e le sue conseguenze sono state fatte dalla World Obesity Federation. Il presidente, il professor Ian Caterson, lanciando l’allarme ha esortato i governi del mondo a fare qualcosa ora, “per alleggerire il carico che grava sulle loro economie nazionali”. Nelle ultime analisi della WOF per la prima volta sono state considerate come malattie legate all’obesità non più solo diabete, cancro e disturbi cardiovascolari, ma anche i problemi alle articolazioni, che a loro volta portano a mal di schiena, male alle ginocchia, alle anche, fino al doloroso e oneroso intervento di sostituzione. È in parte dovuto anche a questo adeguamento delle statistiche che le proiezioni sulla spesa sanitaria sono così nere.

Nelle economie più fragili, dove i servizi sanitari nazionali già hanno difficoltà a far fronte alle spese legate a parti e malattie infettive, i fondi per curare le “malattie non trasmissibili” legate all’obesità non ci sono. I Paesi che subiranno l’impatto più devastante sono quelli a medio reddito, come alcuni Paesi del Medio Oriente e dell’America Latina, dove in alcune aree l’obesità tra adulti e bambini ha già iniziato ad aumentare ed è improbabile che i servizi sanitari riescano a fronteggiarla. Il problema comunque riguarda anche le assicurazioni sanitarie: aumenteranno sì i premi, ma oltre una certa soglia non potranno farlo più. Gli esperti guardano con favore a misure come la tassazione sulle bevande zuccherine: una misura utile, ma che da sola non riuscirà certo a cambiare la situazione.

Foto copertina: Boris Roessler/dpa

 

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