Cosa significa davvero cliccare «mipiace» su Facebook

Cliccando “like” su Facebook si esercita la libertà di parola. Lo rivela una sentenza della corte d’Appello di Richmond, in Virginia, in cui il giudice sostiene che dare il proprio assenso a un candidato politico sul social network sia protetto dal primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti. La decisione è arrivata all’interno della disputa legale che coinvolge un’ex guardia carceraria del penitenziario della città di Hampton, Virginia. L’uomo era stato licenziato perché aveva sostenuto la candidatura del rivale dello sceriffo in carica attraverso Facebook.

LA STORIA DEL «MIPIACE» COME UNA FIRMA – La storia risale a quattro anni fa quando il secondino aveva dato il suo “mi piace” alla pagina di Jim Adams, diretto rivale del suo capo. «Dando un like alla pagina della campagna politica di un candidato l’utente approva il candidato e sostiene la campagna associandosi a lui», ha scritto il giudice d’Appello, William Traxler, nella sua sentenza.  «È l’equivalente della firma fisica per sostenere una campagna», ha concluso. La nuova sentenza ribalta quanto deciso dalla Corte statale nel grado precedente di giudizio che invece aveva stabilito che i “like” non fossero protetti dalla Costituzione.

FACEBOOK E LA LIBERTÀ – La decisione alimenta un dibattito aperto da tempo sul valore del sostegno di una persona, di un’idea o di un prodotto in Internet. La mossa dei giudici segna una vittoria non solo per l’ex dipendente, ma anche per Facebook. «Siamo soddisfatti che il tribunale abbia riconosciuto che il like di Facebook sia protetto dal primo emendamento», ha detto in una nota Pankaj Venugopal dell’ufficio legale del social network. Lo scorso maggio il colosso fondato da Mark Zuckerberg aveva dichiarato che la possibilità di esprime il proprio like è vitale per 500 milioni di persone che si scambiano idee sul social network e che per questo avrebbero dovuto essere protetti dal primo emendamento. (Tmnews)

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