Cosa c’è dietro la guerra contro il latte?

18/06/2013 di John B

Nel campo della nutrizione c’è un susseguirsi pressoché caotico di proclami, risultati di ricerche, appelli, avvertimenti, studi, consigli di esperti e pseudo tali, da mandare in tilt qualsiasi persona che voglia seguire una dieta sana e priva di rischi. Non c’è alimento sul quale non si appuntino, prima o poi, critiche e rivelazioni drammatiche, mentre dall’altra parte c’è chi sostiene che si debba mangiare di tutto e, ovviamente, c’è una marea di messaggi promozionali (espliciti e impliciti) secondo cui perfino il peggior snack confezionato sarebbe uno spuntino vitale e appetitoso.

RAGIONARE – Anche in questo caso basta far funzionare un po’ il cervello e ragionare con buon senso per individuare da sé principi e regole generali sempre valide nel campo dell’alimentazione. E’ chiaro che gli alimenti freschi e naturali siano meglio di quelli conservati, così come è chiaro che bisogna sempre fare i conti con le varie sostanze chimiche e biologiche introdotte negli allevamenti e nelle coltivazioni, che potrebbero trasformare un alimento fresco in una bomba chimica e biologica. E’ altrettanto chiaro che una dieta bilanciata e la giusta attività fisica sono requisiti importanti per aumentare la probabilità di vivere bene e a lungo. Fatta questa premessa, oggi non parleremo strettamente di nutrizione bensì del modo in cui allarmismi e leggende sulla nutrizione viaggiano per il Web e per i media prospettando assunti e affermazioni infondate e fuorvianti. E lo faremo con uno degli alimenti più comuni: il latte e i suoi derivati. Da tempo è in atto una vera e propria campagna contro il consumo di latte e se qualcuno pensa di risolvere definitivamente la questione, ripiegando sul latte di soia, è bene che sappia che anche quello è oggetto di analoghe critiche.

RELAZIONI – Partiamo da una relazione di tale dott. Aldo Mauro Bottura, diffusa sul Web, secondo cui latte e latticini provocano il cancro, aumentano il rischio di infarti, danneggiano il sistema circolatorio e favoriscono la progressione dell’osteoporosi. L’articolo cita anche una serie di studi e ricerche a livello nazionale e internazionale. Il sito Infolatte mette in guardia sul fatto che è insensato bere latte, da adulti, tanto più se proveniente da animali. E afferma senza mezze misure che le proteine del latte provocano l’osteoporosi. L’affermazione che il latte provochi o comunque peggiori l’osteoporosi è molto diffusa e ripetuta fra i suoi detrattori, probabilmente per contestare la diffusa convinzione che il calcio contenuto nel latte contrasti la comparsa della malattia o aiuti a tenerla sotto controllo. Sullo stesso piano si muove Paleodieta con la domanda “Siamo uomini o vitelli?”. La teoria della cosiddetta paleo dieta è piuttosto diffusa e si basa sulla convinzione che l’uomo moderno è sostanzialmente identico all’uomo di alcune migliaia di anni fa, perché l’evoluzione non può operare in un arco temporale così breve, e pertanto tutti gli alimenti che non fanno parte delle abitudini alimentari dei nostri primitivi non sono adatti a noi così come non lo erano per loro. Promise Land riporta uno stralcio da un libro di tale Fabio Marchesi, personaggio abbastanza noto nel panorama del salutismo, nel quale si raccomanda con decisione di evitare latte e formaggi e si avverte che “centinaia di ricerche scientifiche hanno dimostrato la nocività del latte di mucca per l’uomo e soprattutto per i bambini”.

CONVINZIONI – Anche in questo caso si nota che l’affermazione appare mirata a contestare un’altra convinzione diffusa, ossia quella che il latte sia essenziale per la crescita dei bambini. Secondo il sito Viveremeglio l’insana abitudine di somministrare latte vaccino sarebbe nata nel 1793 per opera di uno scellerato di nome Underwood. Prima di allora nessuno si sarebbe mai sognato di alimentare un essere umano con il latte di un mucca. Ambienteweb scende invece in campo contro Assolatte, associazione di categoria dei produttori di latte, che avrebbe minacciato azioni legali contro il sito Infolatte. Quelli citati sono solo alcuni esempi fra gli innumerevoli siti “antilatte” che affollano il Web. Detto questo, analizziamo la questione non per stabilire se il latte faccia bene o faccia male, ma semplicemente per capire se possiamo fidarci di quanto affermano i sostenitori di questa compagna antilatte, senza peraltro ignorare che dietro il consumo di latte e derivati insistono interessi economici e commerciali enormi per cui è scontato che da essi promanino campagne in senso opposto. La prima cosa da notare è che la stragrande maggioranza dei siti antilatte non fa che ripetere quanto affermato da altri siti antilatte. Di originale c’è ben poco, e gira e rigira alla fine le fonti sono sempre quelle. Tra le più gettonate il già citato sito Infolatte e i testi di tale Nand Kishore Sharma, definito “studioso contemporaneo”. Dal Web non è agevole capire chi sia questo studioso e quali qualifiche abbia, ma alla fine si giunge a un sito dal quale si capisce che lui e la moglie hanno messo in piedi una fondazione in India, che promuove una serie di principi di vita. Sul sito c’è scritto che è stato nominato (ad honorem) dottore in teologia e che i suoi figli sono cresciuti senza vaccinazioni, senza latte e senza cure farmaceutiche o mediche, con il risultato che non hanno mai preso nemmeno un raffreddore e a 24 anni conservano ancora i cosiddetti denti da latte. Non è esattamente il tipo di personaggio che definiremmo qualificato. Quando proviamo a cercare informazioni sul dott. Aldo Mauro Bottura, ci imbattiamo nella sua autobiografia dalla quale apprendiamo che è diplomato in elettrotecnica ma nulla si dice di un’eventuale laurea e che si è “interessato da sempre alla Parapsicologia e alla correlazione delle forze cosmo-telluriche con l’organismo umano e l’habitat”.

ALTRI – Anche in questo caso, a farla breve, riesce difficile considerarlo un esperto qualificato. Passiamo allora a Fabio Marchesi, autore del libro “Amati”, citato da vari siti antilatte. La biografia su Macrolibrarsi ci informa che è laureato in ingegneria e informatica, appassionato di fisica quantistica e di filosofia ermetica, ed è considerato il “massimo esperto nazionale sugli effetti terapeutici della Luce”. Ha anche un sito web . Non ci siamo. In realtà tutti questi esperti sono sicuramente appassionati e studiosi, ma è più corretto definirli filosofi piuttosto che nutrizionisti. Essi propongono stili di vita caratterizzati da interpretazioni religiose e filosofiche del rapporto tra uomo e natura, ma la scienza della nutrizione è tutt’altra cosa. Peraltro, anche fra chi sostiene un’alimentazione naturale e senza carne si ammette il consumo di latte e latticini (e di pesce e uova), con tanto di “piramide alimentare naturale”. Da siti come quello appena linkato, ma anche da fonti qualificate come l’Università di Harvard o la dottoressa nutrizionista Valeria Del Balzo non solo abbiamo contezza del fatto che un consumo moderato di latte non fa male ed è anzi consigliato, ma possiamo comprendere in che modo i dati delle ricerche sono stati piegati dai sostenitori della linea antilatte per supportare le proprie idee e affermazioni. Lo spieghiamo con un esempio facile. Se 100 individui dichiarano di consumare latte e derivati, e notiamo che l’incidenza dei tumori in quegli individui è doppia rispetto a un gruppo di altri 100 individui che dichiarano di non consumare latte, è facile concludere che il latte sia responsabile del maggior numero di tumori. Potrebbe essere, però, una conclusione del tutto errata. Infatti gli individui oggetto degli studi e delle ricerche spesso citate a favore della tesi che il latte fa male, non solo consumavano latte e formaggi in misura maggiore di quella consigliata ma in genere avevano una dieta ricca di grassi provenienti da altre fonti: carne, insaccati, ecc. Non è quindi il latte di per sé a far male, lo è il consumo eccessivo di grassi. Il latte intero e, soprattutto, gran parte dei suoi derivati (pensiamo al burro, alla panna, ai formaggi) contengono una quantità significativa di grassi. Se il latte è consumato nel contesto di una dieta che rispetti la quantità di grassi consigliata, il problema non si pone e non si rileva alcun aumento dell’incidenza di tumori.

QUINDI – Stabilito che il latte trova posto nella cosiddetta piramide alimentare consigliata dalla comunità medica e scientifica a livello mondiale (sia pure con variazioni e localizzazioni a seconda dell’area geografica e culturale) e che il suo consumo risale ai tempi più antichi della storia dell’uomo, c’è da chiedersi cosa spinga tanta gente a fargli una guerra senza quartiere. Analizzando i vari siti antilatte si scopre subito che gran parte di essi (se non tutti) sono caratterizzata dall’adesione alla filosofia vegana che rifiuta ogni forma di sfruttamento degli animali, ivi compreso l’allevamento e la mungitura. In parole povere, si sostiene che il latte faccia male per contrastarne il consumo al solo fine di tutelare gli animali. Un fine apprezzabile e sacrosanto, ma che sarebbe più giusto perseguire senza cercare di truccare e falsificare i fatti.

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