La Corte Europea di Giustizia invalida il Safe Harbor ed è subito panico

Il Safe Harbor non è più valido, lo ha stabilito la Corte europea di Giustizia (qui la sentenza), facendo così stracci dell’accordo che legittima il trasferimento dei dati fra Stati Uniti ed Europa,. Questo perché, alla luce delle rivelazioni di Edward Snowden e di altre evidenze, « Gli Stati Uniti non garantiscono la privacy».

 

schremsLA SENTENZA CHE HA ANNULLATO IL SAFE HARBOR –

La sentenza, pur attesa, è calata come una mannaia, confermando il parere dell’avvocato generale della Corte che a fine settembre aveva rigettato la precedente decisione della Commissione europea, secondo la quale la privacy dei dati sarebbe stata adeguatamente garantita dagli accordi bilaterali. Ora si apre un vuoto normativo e si affacciano grosse difficoltà per i giganti americani del web, che in teoria potrebbero essere obbligate a trasferire in Europa i data center utilizzati per la conservazione dei dati dei cittadini del Continente, e ad adottare misure perché non possano essere aggrediti dalle autorità e da altre aziende americane.

L’EFFETTO SARÀ NOTEVOLE –

Per rendersi conto di quanto l’accordo sia importante per le aziende che operano in rete, basta osservare i materiali informativi distribuiti dalle aziende a utenti e clienti, nei quali il «Safe Harbor» è citato una riga si e una no, per le tecnicalità invece può essere utile l’articolo di Bruno Saetta sui Valigia Blu.

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LA VITTORIA DI MAX SCHREMS, E DI SNOWDEN –

A scatenare quella che è diventata una vera e propria tempesta legale è stato il ricorso dell’austriaco Max Schrems, un ricorso collettivo insieme a circa altri 25mila utenti di Facebook, nel quale di accusava gli Stati Uniti di praticare un genere di sorveglianza di massa tale da rendere del tutto inefficace il Safe Harbor, che i ricorrenti chiedevano fosse invalidato. Ipotesi accolta dalla Corte, che ha anche rimandato al legislatore irlandese la decisione sull’effettiva sospensione dei dati dall’UE agli USA. Le conseguenze delle decisione sono enormi, perché in mancanza del Safe Harbor viene a mancare il quadro legale di riferimento che regola i rapporti tra utenti europei e aziende americane, vale per Facebook, ma anche per Twitter, Google e altri giganti del web e e non solo, la decisione infatti andrà prevedibilmente a impattare su numerosi fornitori di servizi, a cominciare da quelli finanziari. La sentenza, fondata su quello che si è venuto a sapere dei sistemi di sorveglianza di massa statunitensi, grazie alle rivelazioni di Edward Snowden, fa giustizia dell’ipocrisia della Commissione e di molti governi europei, che quelle rivelazioni hanno finora preferito ignorare in nome dei buoni rapporti con Washington e della tendenza ad esercitare lo stesso tipo di sorveglianza illegale.

 

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