La storia dei corsi per migranti sul rispetto delle donne

Come trattare una donna“, come “rispettare la sua dignità e le sue libertà personali“, come “apprendere che non è proprietà del marito, del padre, del fratello”. Sono questi i temi dei corsi obbligatori che saranno organizzati in Danimarca per immigrati extracomunitari. A spiegarlo è il quotidiano La Repubblica

Spiega il quotidiano:

«Fra gli uomini recentemente immigrati da Paesi di stretta osservanza musulmana, la possibilità che venga commesso uno stupro o un qualunque abuso contro una donna è di tre volte più alta che fra i cittadini danesi «doc». Perciò, anche la Danimarca farà presto quello che hanno già fatto la Norvegia e la Baviera tedesca, quest’ultima rivolta agli alunni adolescenti: attraverso corsi regolari annessi a quelli linguistici, insegnerà l’educazione sessuale ai suoi ultimi arrivati, secondo i criteri morali e legali dell’Occidente. Con una differenza, rispetto a Oslo e Monaco di Baviera: a Copenhagen, i corsi saranno obbligatori e non volontari. Questo, perché la situazione viene già giudicata più grave che altrove: mentre gli immigrati extracomunitari rappresentano circa il 12% della popolazione totale danese, fra il 2013 e il 2014 erano immigrati o figli di immigrati il 34,5% dei condannati per stupro.

LE POLEMICHE: «COSÌ LI DISCRIMINIAMO»

Secondo quanto riporta il quotidiano, fu la Norvegia la prima a finanziare i corsi, dal 2013. Un’iniziativa ora replicata dalla Danimarca. Corsi che hanno però scatenato diverse polemiche e contestazioni tra chi ha ricordato tutti i rischi di discriminazione:

«Tutto iniziò dopo un’ondata di stupri nella città industriale di Stavanger, atti che spesso avevano un immigrato come sospetto colpevole. Le associazioni che si occupavano dell’integrazione interetnica diedero subito l’allarme: non era un problema risolvibile solo da poliziotti e magistrati, ma una «frattura» culturale profonda molti secoli. Negli ultimi anni è prevalsa invece la preoccupazione di discriminare i migranti e bollarli come «potenziali stupratori», e così la maggior parte dei governi europei ha evitato di affrontare la questione»

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