Vaccini: la Corte Costituzionale respinge il ricorso della Regione Veneto

22/11/2017 di Redazione

Ricorso respinto. “Il passaggio da una strategia basata sulla persuasione a un sistema di obbligatorietà si giustifica alla luce del contesto attuale caratterizzato da un progressivo calo delle coperture vaccinali”. Lo sottolinea la Consulta, spiegando perché ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità sollevate dalla Regione Veneto sul decreto vaccini. “E’ stato altresì considerato – si legge ancora nella nota diramata da Palazzo della Consulta – che la legge di conversione ha modificato il decreto legge riducendo sensibilmente le sanzioni amministrative pecuniarie e prevedendo che, in ogni caso, debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità sanitarie allo scopo di favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale. Infine, la mancata vaccinazione non comporta l’esclusione dalla scuola dell’obbligo dei minori, che saranno di norma inseriti in classi in cui gli altri alunni sono vaccinati”.

La Consulta si è dovuta esprimere sul decreto, varato la scorsa estate, che ha reso obbligatorie 10 vaccinazioni per l’iscrizione a scuola. La relazione è della vicepresidente della Corte, Marta Cartabia. A sollevare le questioni di legittimità del decreto è stata la Regione Veneto, con due distinti ricorsi, uno dei quali depositato prima della conversione in legge.

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VACCINI CORTE COSTITUZIONALE NON AMMETTE CODACONS E NO-VAX ALLA DISCUSSIONE

La Corte ha deciso di non ammettere nel giudizio le associazioni Codacons, Articolo 32-Associazione italiana per i diritti del malato, Associazione malati emotrasfusi e vaccinati e Aggregazione veneta che avevano chiesto di intervenire a sostegno dei ricorsi della Regione Veneto. Dopo la relazione della vicepresidente Cartabia, sono intervenuti in udienza gli avvocati che rappresentano la Regione e, infine, l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio.

«La Regione Veneto non può considerarsi avulsa dal resto del mondo, lo Stato deve compiere le scelte di politica sanitaria a livello unitario e indifferenziato. Non e’ concepibile una differenziazione a livello regionale», hanno dichiarato in aula gli avvocati dello Stato Leonello Mariani ed Enrico De Giovanni, che rappresentano la Presidenza del Consiglio nell’udienza alla Consulta sul decreto Vaccini, hanno replicato alla Regione Veneto, che ha sollevato le questioni di legittimità sul decreto. «Le ricadute sulle competenze regionali non esistono – hanno osservato gli avvocati dello Stato – sono ‘cavalli di Troia’ per sollevare questioni di politica sanitaria. Il decreto non ha imposto nuove organizzazioni o nuovi servizi, l’attività vaccinale era già prevista in tutte le Regioni».

(Un momento della manifestazione No Vax in piazza Bocca della Verità, Roma, 21 novembre 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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