“Ci frugavano nelle vagine”

08/09/2010 di Teresa Scherillo

La denuncia choc arriva dalle Nazioni Unite, dove il vicecapo del peacekeeping, Atul Khare, inviato nel Congo per indagare sulle violenze ai danni di donne e bambine, ha ammesso che le azioni dei caschi blu sono fallite.

Cinquecento donne sono state stuprate da ribelli hutu e miliziani mai-mai tra luglio e agosto, nell’est della Repubblica democratica del Congo. La denuncia arriva dal vicecapo del peacekeeping, Atul Khare, inviato nel Paese africano per indagare, che ha ammesso: “Le azioni della nostra missione di caschi blu, Monusco, sono state insufficienti, e la conseguenza sono state brutalità inaccettabili contro gli abitanti della regione. Dobbiamo fare meglio“. Sottolineando che la protezione dei civili spetta alla Repubblica Democratica del Congo, Khare ha però aggiunto: “Detto questo, anche noi abbiamo sbagliato“.

A DUE PASSI DAI CASCHI BLU – Il 23 Agosto, l’agenzia internazionale di stampa, Associated Press, diffonde una notizia sconcertante: almeno 200 donne e quattro bambini sono stati violentati e stuprati da un gruppo etnico paramilitare attivo tra Congo e Ruanda. La tragedia è avvenuta nei pressi della città di Luvungi, al confine col Ruanda, appunto. Il tutto è paradossalmente avvenuto a pochi chilometri di distanza da una base del corpo di pace dell’ONU per Congo e Ruanda. Da allora il numero delle vittime delle violenze e’ salito a 250, ma nelle ultime ore Atul Khare ha riferito al Consiglio di Sicurezza che nel frattempo almeno altre 257 persone sono state stuprate in altri villaggi del Nord Kivu e del Sud Kivu: tra queste, 21 tra bambine e ragazze dai 7 ai 21 anni e sei uomini.

FRUGAVANO NELLE VAGINE – Al Palazzo di vetro sono arrivate anche alcune terribili testimonianze, attraverso la responsabile speciale dell’Onu per la prevenzione delle violenze contro le donne, Margaret Wallstrom: nel villaggio di Kibua, ha riferito che i miliziani hanno cercato oro nascosto frugando anche nella vagina delle vittime, mentre il villaggio veniva circondato in modo che nessuna potesse scappare. Nel piccolo villaggio di Luvungi, 2160 anime nel cuore della foresta del territorio di Walikale (Nord Kivu), l’incubo si e’ consumato in una sola notte, il 30 luglio: tutte le donne presenti, 284, tra cui anche bambine e anziane, sono state stuprate da gruppi formati da due a sette uomini, spesso davanti ai loro figli, mentre gli uomini del villaggio venivano catturati o erano in fuga. “Mi hanno portato dietro la casa, mi hanno spogliata e stesa per terra – ha raccontato all’agenzia Afp Anna Burano, 80 anni – mi sono detta: è finita, è la mia morte”. La donna, la piu’ anziana di Luvungi, è stata violentata da quattro uomini: “Il sangue mi colava dappertutto, hanno anche preso un machete per tagliuzzarmi la mano tra l’indice e il pollice”. Secondo le testimonianze, i ribelli, per lo più membri delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), erano arrivati in 350, e il 3 agosto hanno lasciato Luvungi senza incontrare il minimo ostacolo.

INTERESSI STRATEGICI DELL’ONU? –Finalmente anche l’Onu si è accorta di una situazione che noi, come missionari e come Chiesa, denunciamo da tempo. Mi chiedo però se non vi siano interessi strategici e politici per pubblicare questo rapporto proprio adesso“. Così un missionario da Bukavu, capoluogo del Sud Kivu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo), commenta all’agenzia Fides la relazione al Consiglio di Sicurezza di Atul Khare, sottosegretario Onu per le missioni di pace. “Non so – prosegue il missionario che non vuole essere identificato – se esiste una relazione tra questo improvviso risveglio dell’Onu nel denunciare la situazione umanitaria nell’area, e il dibattito in corso da mesi sul ritiro della missione delle Nazioni Unite in Congo, che non è molto ben vista dalla popolazione locale, perche’ considerata una copertura per interessi stranieri“. “E’ però vero che gli stessi parlamentari del Sud Kivu hanno chiesto di non ritirare subito le truppe perche’ verrebbe meno l’unico, pur se inefficiente, baluardo contro violenze peggiori“, aggiunge. “Noto inoltre – conclude il missionarioche nel rapporto dell’Onu si denunciano soprattutto le violenze delle Fdlr e dei Mai-Mai, ma non quelle commesse dagli altri gruppi armati presenti nel territorio, compresi gli stessi Caschi Blu”.

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