Conflitto di interessi, primo sì alla Camera. M5S e Sel si sfilano, ira FI

26/02/2016 di Redazione

Nello stesso giorno in cui a Palazzo Madama si celebrava il primo “sì” delle Unioni Civili (dimezzate senza stepchild Adoption e obbligo di fedeltà») e la coppia di fatto Renzi-Verdini, nell’altro ramo del Parlamento, alla Camera dei deputati, la maggioranza superava il primo step di un altro provvedimento tutt’altro che secondario. Ovvero, la riforma della legge sul conflitto d’interessi. E come spiega il Corriere della Sera, anche in questo caso senza il supporto di Sel e Movimento 5 Stelle, nella formula dello schema di maggioranza.

CONFLITTO DI INTERESSI, LA RIFORMA: POLEMICHE M5S E SEL

M5S e Sel, che pure puntavano su questo provvedimenti, hanno denunciato un “compromesso al ribasso”, spiegando di essere stati «costretti a votare contro». Per motivi opposti, ha votato no anche la destra:

La legge sul conflitto di interessi targata Pd — 218 favorevoli, 94 contrari, 8 astenuti — dopo l’approvazione definitiva andrà a sostituire la legge Frattini del 2004 fatta in piena era Berlusconi. E non è un caso che il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato, dica che per approvare unioni civili e conflitto di interessi «ci è voluta molta pazienza… Ci vuole molto lavoro per diventare una democrazia moderna», spiega Dino Martirano.

CONFLITTO DI INTERESSI, LA NUOVA LEGGE PASSA IL PRIMO STEP

Da mesi il disegno di legge, dopo un breve passaggio in aula, “latitava” in commissione. Fino a quando il Pd ha deciso che era arrivato il momento dell’accelerazione:

 «Stiamo recuperando il tempo perso in passato», ha detto il ministro Maria Elena Boschi riferendosi a quello che non hanno fatto i governi D’Alema, Prodi e Letta. Ma anche l’esecutivo guidato da Renzi non ha fatto molto, almeno fino all’esplosione dello scandalo delle banche regionali. 
La nuova legge ora stringe le maglie delle incompatibilità (anche per i parlamentari) e allarga la platea di soggetti interessati: ministri, vice ministri, governatori, consiglieri regionali, membri della autorità di vigilanza, commissari di governo, funzionari di Bankitalia.

CONFLITTO DI INTERESSI, COSA PREVEDE LA RIFORMA

Ma cosa prevede il disegno di legge sul conflitto d’interessi approvato in prima lettura alla Camera dei deputati?

  Il testo indica un conflitto di interessi in tutti i casi in cui chi esercita l’azione di governo abbia anche un interesse economico privato tale da condizionare le sue decisioni o di alterare le regole del mercato. Non solo i manager e gli azionisti dei grandi gruppi ma, su spinta di Scelta civica, anche i dirigenti delle coop. Gli imprenditori potranno andare al governo solo vendendo al propria attività o affidandola a una gestione fiduciaria. Ad arbitrare sarà l’Antitrust che a sua volta dovrà sottoporsi alle «analisi del sangue». Il relatore Francesco Sanna (Pd) ha citato una frase indirizzata nel 1994 dal leader della sinistra Dc Beniamino Andreatta all’allora premier Berlusconi: «Lei chiede per se gli stessi diritti di un cittadino comune, ma lei non è un cittadino comune…». Per cui, ha concluso Sanna, «di questa legge c’è bisogno perché nessuno debba più rivolgersi con tali parole a un capo del governo italiano» . 

CONFLITTO DI INTERESSI, TUTTE LE OMBRE

Per vendoliani e pentastellati, però, la legge non basta: «Erano venti anni che aspettavamo una legge sul conflitto di interessi ma quella che la Camera ha approvato sembra scritta ancora con il timbro di Silvio Berlusconi. Abbiamo aspettato venti anni per una legge che sembra vecchia di venti anni. Nel giorno in cui Verdini entra nella maggioranza di governo la legge sul conflitto di interessi non prevede nessun blind trust e nessuna forma di incompatibilità», accusa il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo Scotto. «L‘Antitrust, l’organo che deve verificare il conflitto d’interessi, sarà nominato per tre quinti dalla maggioranza. I partiti hanno fatto di tutto affinché l’arbitro, l’unico che può sanzionare e limitare l’immorale deriva di interessi privati che i partiti vomitano nella pubblica amministrazione, venga scelto da loro. In pratica, si sono comprati l’arbitro», è l’accusa pesante che arriva da Cecconi (M5S).

CONFLITTO DI INTERESSI, ORA IN SENATO. VERDINI ALLA FINESTRA

Da Fi, invece, protestano per ragioni diverse, per una legge sempre osteggiata da Arcore: «Scellerata, densa di pregiudizi e presunzioni, sullo chassis del veicolo disegnato dal Movimento 5 Stelle, ma con la scocca modellata dalla parte del Pd più ideologica e legata alla lotta di classe. Il risultato è  un meccanismo mostruoso, che da’ la possibilità ,tutta sovietica, a dei superburocrati di entrare a piedi uniti sull’attività politica», azzarda Francesco Paolo Sisto. Il governo tira avanti. La prossima tappa è al Senato. Anche in questo caso, Denis Verdini e la sua ALA, resta alla finestra.

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