La confessione del medico: «Ho aiutato il mio amico a morire, basta moralismo»

20/12/2017 di Redazione

«Fare i moralisti dalla cattedra è facile» ma bisogna «stare dentro le situazioni», come quella del malato alla fine dei giorni. Parla così Riccardo Szumski, sindaco di centrodestra di Santa Lucia di Piave (in provincia di Treviso) e medico di base con 35 anni di esperienza alle spalle, raccontando come ha aiutato a morire un suo amico gravemente malato, tenendo fede ad una promessa tra i due. «Ci conoscevamo da mezzo secolo – ha raccontato in un’intervista rilasciata a Giovanni Panettiere per il Quotidiano Nazionale -, ne avevamo discusso tante volte. Quando un anno fa è arrivato il momento, ci siamo intesi subito, con uno sguardo».

Il sindaco medico che ha aiutato un amico a morire: «Sono credente, ma basta moralismi»

L’amico aveva 75 anni. Era un malato di tumore in fase terminale, con una metastasi a livello polmonare che lo avrebbe soffocato, ed era cosciente di ciò che lo attendeva. «Era terrorizzato dal fatto di potersi rendere conto di morire soffocato – è il racconto di Szumski -. La mancanza d’aria è una sensazione bruttissima, soprattutto a livello psichico, credetemi. Chi ha visto un decesso simile non se lo cava dalla mente». Dunque la decisione di aiutarlo a morire:

I familiari erano d’accordo?

«La moglie mi ha detto ‘decidi tu’. A quel punto, a malattia così avanzata, gli ho parlato e insieme ci siamo incamminati sulla via della sedazione profonda. Lui è morto nel sonno in poco meno di 24 ore».

È pronto a difendersi da chi, anche impropriamente, potrebbe accusarla di eutanasia?

«Non è stata sospesa alcuna terapia, né c’è stato alcun intervento per far cessare la vita. Ho aiutato una persona a non sentire più il dolore, psichico in primis».

Il medico, credente, non usa mezze misure per commentare la posizione dei vescovi che invitano gli ospedali e i medici cattolici a boicottare la legge, laddove autorizza la sospensione dell’alimentazione e idratazione artificiale su richiesta del paziente.

«È un approccio reazionario, quello non è un trattamento criminale. Avrei voluto vedere uno di questi vescovi in casa del mio amico alla fine dei suoi giorni. Si deve stare dentro le situazioni, fare i moralisti dalla cattedra è facile».

(Immagine dal diario Facebook di Riccardo Szumski)

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