È condannato (in primo grado) a 44 anni di carcere. Ma resta a piede libero

23/06/2015 di Redazione

Essere condannato (in primo grado) a 44 anni di carcere per reati gravissimi (come omicidio, distruzione di cadavere, truffa, circonvenzione di incapace e rapina) ma restare a piede libero. È la storia di MR, un signore di 58 anni che, in attesa delle sentenze definitive, non essendo sottoposto ad alcuna costrizione, circola tranquillamente per le strade di Viareggio. Del caso parla Stefano Zurlo sul Giornale:

Per carità, la storia è perfettamente in linea con il nostro sistema giudiziario: le condanne di Remorini sono tutte di primo grado, in teoria i processi d’appello potrebbero ribaltare i precedenti verdetti e in ogni caso in Italia, come si sa, vige la presunzione di innocenza. Scolpita nella Costituzione. Una persona, fino al verdetto finale della Cassazione, non può essere considerata colpevole. Nemmeno lui, un cinquantottenne dal certificato penale enciclopedico. Non importa. Nel nostro Paese si va in cella, in custodia cautelare, che è cosa ben diversa dalla pena definitiva, solo in tre casi: pericolo di fuga, inquinamento delle prove, rischio di reiterazione del reato. In effetti la scorsa estate dopo la sentenza che l’aveva condannato a 30 anni per la morte di Velia Carmazzi e Maddalena Semeraro, la procura di Lucca, preoccupata, si era rivolta alla Corte d’assise chiedendo il carcere e motivandolo con il pericolo di fuga. I giudici hanno detto di no: il pericolo è solo teorico e anzi in concreto non è dimostrabile. Remorini ha partecipato alle udienze del processo che lo riguardava; anzi nel corso del dibattimento è stato pure ammanettato per un’altra vicenda, una rapina in banca a Imola, poi dopo un periodo di detenzione preventiva è ricomparso in aula. Insomma, non ci sarebbe alcun elemento per sostenere che possa darsi alla macchia. Ora, pochi giorni fa, a Bologna, ecco il verdetto per l’altra storia: altri 6 anni che si sommano ai precedenti 38 portando il totale alla stratosferica cifra di 44 anni. Ma il cumulo, almeno al momento, è teorico.

«Si è sempre comportato correttamente, aspettiamo i due processi d’appello, poi, eventualmente il passaggio in Cassazione», dice l’avvocato Massimo Landi.

(Foto da archivio Ansa)

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