Concorsi truccati, il coraggioso ricercatore che ha denunciato i baroni dell’università

26/09/2017 di Redazione

Si chiama Philip Laroma Jezzi, è un avvocato, è nato in Inghilterra, ed è dotato del coraggio necessario per svelare le più gravi ingiustizie. È il ricercatore dell’Università di Firenze che con la sua denuncia ha fatto scattare le indagini su concorsi truccati che ieri ha portato all’arresto di 7 professori (gli indagati sono ben 59) e generato un vero e proprio terremoto nel ramo del diritto tributario in Italia (è coinvolto anche l’ex ministro Augusto Fantozzi). Ne parla oggi Il Fatto Quotidiano ricordando una lettera che proprio Laroma aveva inviato un anno fa al giornale diretto da Marco Travaglio  per raccontare quanto già riferito alla Procura di Firenze e alla Guardia di Finanza.

 

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IL RICERCATORE DENUNCIA I BARONI PER I CONCORSI TRUCCATI

«La mafia legale – scriveva il ricercatore – è ovunque. Sono nato nel Regno Unito e metà della famiglia è di là. Ho studiato (bene e tanto) sia in Italia che a Londra e quel mondo mi manca tanto. Ma piuttosto che fare ‘l’italiano in Inghilterra’ ho preferito fare ‘l’inglese in Italia’. In questo modo riesco, con molta più facilità, a distinguermi, a essere eccentrico. Non ho bisogno di fare il punk, mi basta fermarmi alle strisce pedonali». Senza saperlo Laroma in quel messaggio citava una conversazione registrata con Pasquale Russo, professore ordinario di diritto tributario alla facoltà di Giurisprudenza a Firenze.

IL PROFESSORE: «NON FARE L’INGLESE, FAI L’ITALIANO»

Dalle carte dell’inchiesta emerge che Russo aveva chiesto a Laroma di ritirare la sua candidatura per favorire l’abilitazione di altri candidati, promettendogli che avrebbe vinto il concorso alla tornata successiva:

“È stata fatta la lista e tu non ci sei”, gli dice Russo il 21 marzo 2013, mentre Laroma lo sta registrando. “Ciascuno ha chiesto – continua – tutti hanno dato agli altri, quindi c’è stato un do ut des… non è che non sei idoneo alla seconda fascia… non rientri nel patto del mutuando… io ti chiedo Luigi e tu mi dai Antonio, tu mi dai Nicola, tu mi dai Saverio…”. Laroma non ci sta: “Come si fa ad accettare una cosa simile?”.”Il professor Russo – scrive il gip – taglia corto e risponde: “Tu non puoi non accettare… Fai ricorso? (…) Però ti giochi la carriera così…”. “Smetti di fare l’inglese”, aggiunge Russo, “e fai l’italiano”. Ma piuttosto che “fare ‘l’italiano in Inghilterra'”, come scriveva al Fatto, Laroma “fa l’inglese in Italia”: “Se loro gestiscono la cosa pubblica in questa maniera – risponde Laroma a Russo – penso sia una cosa che interessi l’Autorità giudiziaria”. E quella registrazione finisce in Procura e avvia l’inchiesta.

Laroma ottiene conferma della mancata abilitazione a dicembre 2013. A febbraio 2014 registra una nuova conversazione con Russo, in cui gli viene ribadito che «la logica universitaria è questa… è un mondo di merda… è un do ut des».

(Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)

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