Come le Olimpiadi hanno distrutto la Grecia

Otto anni fa la Grecia, recente vincitrice degli Europei di calcio, stava vivendo il suo sogno olimpico. Una Nazione in festa, che non sapeva di vivere il suo ultimo momento di gioia prima di un crollo che ha pochi eguali nella storia recente. Dai Giochi partì l’indebitamento che ha portato Atene al collasso.

 

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DAL SOGNO ALL’INCUBO – Le Olimpiadi sono il tratto comune che lega il fallimento greco alla quasi bancarotta spagnola. Le due Nazioni ospitarono i Giochi nel 1992 e nel 2004, a Barcellona ed Atene, quando erano in piena crescita e finalmente ritornate nella comunità, europea ed internazionale, dalla quale erano stati assenti nel secondo dopoguerra per colpa della dittatura. Ma quella festa collettiva si è rivelata illusoria con il passare del tempo. In Grecia le spese folli – ancora non si con precisione quanto lo Stato greco investì per le Olimpiadi – iniziarono il percorso di indebitamento che è poi diventato un cappio al collo quando è scoppiata la grande recessione globale, e si è interrotto il flusso di capitali esteri che aveva drogato la crescita negli anni precedenti. Risorse finanziarie attratte in quel periodo anche dai lavori infrastrutturali necessari per rendere Atene una degna capitale olimpica, con il ritorno a casa dei Giochi nati proprio nell’Ellade, e riesumati nell’antica capitale dell’Attica da De Coubertin. Molte aziende europee, e parecchie tedesche, vinsero grossi appalti anche grazie alla corruzione di funzionari pubblici, fenomeni di illegalità che fecero esplodere le spese “olimpiche.

CADUTA NEL DEBITO – Il costo complessivo delle Olimpiadi sarebbe dovuto ammontare a poco meno di cinque miliardi di euro. Secondo i conti ufficiali presentati alla Grecia – notoriamente poco credibili negli anni pre crisi -la spesa complessiva arrivò fino ad undici miliardi, mentre più di un osservatore indipendente stima che la bolletta olimpica è stata superiore ai 20 miliardi. Un costo insostenibile per le casse elleniche, che allora iniziarono la torsione verso l’indebitamento che è esplosa dopo la recessione globale. Nel 2002 il rapporto deficit/Pil era ancora a livelli sostenibili, 3,7%, ma nell’anno olimpico schizzò al 7,5%. L’impennata si fede sentire anche sull’indebitamento pubblico, che passò da 182 a 201 miliardi di euro. Buchi di bilancio che diventarono poi voragini quando il crack di Lehman Brothers interruppe l’imponente flusso di capitali che aveva dato vivacità e crescita all’economia greca, nonostante la sua scarsa propensione all’export.

 

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