Come va la guerra in Yemen

04/09/2015 di Mazzetta

I bombardamenti cominciati il 25 marzo scorso non hanno ancora convinto gli yemeniti ad accettare il governo del «presidente» Hadi, che la coalizione raccolta attorno ai sauditi vorrebbe imporre al paese.

YEMEN-CONFLICT-DEMO

LA GUERRA CHE I SAUDITI NON POSSONO VINCERE –

Come ampiamente prevedibile e previsto non sembra ottenere risultati l’azione militare in Yemen, azione chiaramente diretta dall’Arabia Saudita, alla guida di una coalizione che comprende i paesi del Golfo, meno l’Oman, l’Egitto, il Sudan, il Marocco e la Giordania. Una coalizione che gode del sostegno logistico e politico degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali, su tutti quelli che come l’Italia riforniscono la macchina bellica impegnata in Yemen e che si pone come obiettivo quello di rimettere al potere il dimissionario presidente Hadi. A fronte dei modesti successi militari che hanno permesso di allontanare gli Houthi da Aden e dal Sud, la coalizione guidata da Riyad si è ritrovata senza alleati sul terreno e con la prospettiva di dover andare a stanare da soli i miliziani zayditi e quel che rimane dell’esercito yemenita dalle loro roccaforti nel Nord. Beffa delle beffe, cacciati gli Houthi da Aden, la capitale del Sud, sono spuntati i qaedisti ormai simpatizzanti per l’ISIS e, ancora peggio, gli indipendentisti del Sud che hanno combattuto volentieri per cacciare i nemici del Nord, e che ora vogliono l’indipendenza e non ne vogliono sapere del governo Hadi. Proprio il governo che invece i sauditi meditavano d’installare proprio ad Aden, suo ultimo domicilio conosciuto nel paese prima di fuggire in Arabia Saudita, da dove non è più tornato.

IL PRESIDENTE CHE NON VUOLE NESSUNO –

La situazione dello Yemen è da sempre estremamente complessa e le parti sono abituate da sempre a trattare le loro questioni a mano armata, tanto che il paese è in gara per la più alta densità di armi pro-capite al mondo e che i tentativi di dargli un governo unitario non sono mai durati troppo a lungo. Complessa e bizzarra, e quanto bizzarra lo spiega bene l’episodio che ha visto un portavoce governativo lamentarsi della cronaca della BBC sulla situazione ad Aden e ha invitato i giornalisti dell’emittente britannica a verificare di persona. Emittente che ha avuto buon gioco a rispondere che accetterà l’invito quando il governo sarà ad Aden e nelle condizioni di invitare qualcuno. Una risposta che spiega bene che bluff sia il «governo» di Hadi e quanto sia rappresentativo, impossibilitato a entrare persino nelle zone liberate dai suoi tutori e mentori.

UN PAESE DIFFICILE –

Lo Yemen così com’è oggi è nato moribondo il 22 maggio 1990 con l’unione del Sud (ex marxista-filosovietico, ora indipendente e moderatamente filo-saudita) e del Nord, che fin dal 1978 era governato da Ali Abdullah Saleh con il pugno di ferro, reprimendo tra l’altro gli Zaydi, minoranza sciita che la Nord non era così minoranza e che aveva governato buona parte del Nord per mezzo secolo a dispetto del tentativo ottomano d’imporre l’ordine coloniale. Diviso in due e sommariamente dalla guerra fredda, lo Yemen si è trovato poi riunito sotto l’ala di Saleh e del suo rapace partito, che hanno bene o male controllato il paese fino a che la sua logora leadership non è caduta sotto la spinta della locale primavera araba e di una generale ribellione al suo governo, che mai è riuscito a spingere la sua autorità fino all’estremo Sud e all’estremo Est del paese. Saleh è caduto principalmente perché era ormai impresentabile, al punto che anche i media più cauti usavano il termine cleptocrazia per descrivere l’assetto politico yemenita. Il 27 febbraio 2012 Ṣaleḥ ha così formalmente ceduto il potere al suo ex vice, Abd Rabbih Manṣur Hadi. Una soluzione nel segno della continuità, sostenuta dai paesi del Golfo e dagli Stati Uniti, che da anni hanno deciso di fare da balia al paese, ma non è finito in galera e nemmeno in esilio, è rimasto anzi rilevante e assecondato da un buon numero di fedelissimi. Lo Yemen è anche un paese nel quale gli americani hanno licenza di bombardare i qaedisti, che invece sono ignorati dai sauditi, che li snobbano ostentatamente.

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