Cosa succede davvero con la Siria (e in Siria)

10/09/2015 di Mazzetta

Da qualche giorno sembra che sia in corso un reframing della crisi siriana, un assestamento interessato delle cronache che sicuramente è propedeutico ad altri e forse più solidi cambiamenti nelle politiche dei molti paesi interessati alla crisi siriana e, più in generale, alle diverse crisi che dall’Ucraina allo Yemen, passando per Siria e Iraq, stanno seminando destabilizzazione in Medio Oriente e in Europa e hanno acceso un clima da Guerra Fredda tra Mosca e Washington.

siria giroIL CONFRONTO TRA RUSSI E AMERICANI –

Aria di Guerra Fredda è quella che da qualche giorno soffia sui media occidentali con un numero sempre più elevato di «rivelazioni» da fonti più o meno governative che raccontano ai media che i Russi stanno aiutando Assad, con diversi rapporti che dicono anche di un coinvolgimento di personale russo nelle operazioni militari. Aiuto che non è mai stato un mistero, ma l’allarme mediatico è stato seguito da passi ufficiali, con il Segretario di Stato americano Kerry che ha chiamato il collega Lavrov intimandogli di non espandere l’impegno russo in Siria e alcuni paesi come la Bulgaria e l’Ucraina che hanno chiuso lo spazio aereo ai russi dopo il pubblico invito americano a farlo per voce di John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato. Invito che la Grecia non ha raccolto e che comunque disturberebbe poco i russi, che in Siria hanno una base navale e che comunque possono andare e venire anche in aereo nonostante vogliano evitare la Turchia, che in passato ha fatto problemi. A sentire Kirby il problema è che la Russia non fa parte della coalizione contro l’ISIS e che il suo supporto ad Assad avrebbe rafforzato l’ISIS e peggiorato le cose. Se vogliono aiutare a combattere l’ISIS, dice Kirby, devono smettere di aiutare Assad. Ipotesi traballante che non ha convinto i russi, che per bocca di Putin in settimana avevano invece proposto un tutti-contro-l’ISIS e nel tutti ci si erano messi insieme ad Assad. I russi comunque hanno preso con un discreto aplomb il tutto, ricordando che le armi ad Assad le hanno sempre date e che a seguito della mossa americana l’Iran ha aperto il suo spazio aereo ai voli russi da e per la Siria. La conversazione tra Kerry e Lavrov però non si è limitata all’intimazione americana, poiché i due governi hanno diverse questioni in sospeso e, pare, la volontà di risolverne alcune.

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LA REAZIONE ALL’ONDATA DI  PROFUGHI IN EUROPA –

Gli Stati Uniti, come la Francia, stanno probabilmente cercando di mostrarsi attenti alla crisi siriana dopo che l’arrivo di centinaia di migliaia di profughi siriani in Europa ha richiamato drammaticamente l’attenzione sul conflitto, ma da quel che pare di capire Obama ha più di un problema quando si tratta di tracciare piani per la Siria, l’Iraq o lo Yemen. Uno scandalo scuote in questo ore Washington, sollevato da 50 esperti che le agenzie hanno arruolato per compilare rapporti sulla situazione in Siria, quelli che poi sono trasmessi a Obama e ai vertici che decidono politiche e azioni militari. I 50 dicono che i loro rapporti sull’ISIS sono stati manomessi, tagliati o censurati al fine di rappresentare una realtà edulcorata e allineata alla politica del governo, che comunque minimizza la minaccia dell’ISIS e la situazione in Iraq. La pratica non sarebbe nuova, succedeva anche durante l’amministrazione Bush, prima impegnata ad esaltare i rapporti, anche dubbi, sulla pericolosità di Saddam e poi a censurare quelli che raccontavano di un Iraq allo sbando. L’amministrazione Obama si è fin da subito risolta a minimizzare la minaccia dell’ISIS, che è insorta anche a causa di mancanze americane e di sventatezze degli alleati, e di conseguenza a predisporre una risposta «light» fatta D’assistenza a distanza al governo iracheno e di troppo sporadici bombardamenti sull’ISIS, anche per mancanza di bersagli e di sponde sul terreno.

LA GUERRA LOGORA LA SIRIA –

Una mancanza, quella di forze affidabili e robuste che possano approfittare del sostegno aereo americano, che è sentita anche dall’esercito siriano, che nei giorni scorsi ha perso la base aerea di Abu a-Dhur, nei pressi di Idlib, dopo un paio d’anni d’assedio. Colpa della tempesta di sabbia ha detto il governo, ma è chiaro che 4 anni di guerra si fanno sentire anche per l’esercito siriano, che a differenza dell’ISIS non può contare su forze fresche dall’estero e che ora comincia a subire anche la coalizione islamista della quale fa parte al Nusra, che gli americani bombardano, ma che è variamente assistita, finanziata e armata dai paesi del Golfo e dalla Turchia.

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