Che fine hanno fatto le Bestie di Satana?

Come è andata a finire per le Bestie di Satana? Il Fatto quotidiano, in un pezzo a firma di Mario Portanova, ha incontrato Elisabetta Ballarin, 28 anni, condannata a 23 anni di carcere per l’omicidio di Mariangela Pezzotta, uccisa la notte tra il 23 e il 24 gennaio 2004 da Nicola Sapone e Andrea Volpe. Elisabetta era la compagna di Andrea.

Per lei è l’accusa più bruciante, perché è a quel punto che la vittima viene finita a colpi di pala, mentre giace semisepolta e inerme nella serra dello chalet. “Fu Volpe ad ammazzarla, non Sapone”, ribadisce Elisabetta contraddicendo la sentenza. Il movente? Mariangela sapeva troppe cose dei crimini delle Bestie di Satana, fino ad allora ignoti, hanno ricostruito i pm della procura di Busto Arsizio, Antonio Pizzi (diventato poi procuratore generale a Bari) e Tiziano Masini (oggi in procura generale alla Corte d’appello di Milano). Ma nella storia delle Bestie di Satana, razionalità e delirio sfumano fino a confondersi: “Volpe e io eravamo pieni di droga”, ricorda Elisabetta, e poi elenca: “Eroina, cocaina e cinque pastiglie di Tavor da 2,5 milligrammi”. (…) Sono passati sette anni da quella notte, quando i carabinieri la trovarono collassata con la bava alla bocca sul volante dell’auto di Mariangela, che secondo il piano doveva sparire nelle acque del Ticino.

Il quotidiano racconta come sta ora la ragazza, tra Sert e una laurea in carcere:

Oggi Elisabetta Ballarin ha 28 anni e in carcere ha preso la laurea breve in didattica dell’arte, con 110 e lode. Ora sta preparando la specialistica in grafica e comunicazione. Il Sert, spiega toccandosi i capelli, ha certificato che è completamente ripulita dagli stupefacenti. Sta nel carcere di Verziano a Brescia, può uscire in permesso per lavoro o studio. Fino a settembre, nei weekend accoglierà i turisti a Monte Isola, sul lago d’Iseo. “A titolo gratuito”, ci tiene a precisare, per arginare chi mormora che “oggi per trovare lavoro devi ammazzare qualcuno”. Ha gli occhi chiari, un vestito di cotone bianco, scarpe alte di corda. Piange quando parla del passato, s’illumina quando intravede spiragli di futuro. “Vorrei essere dimenticata, ma ogni volta che mi muovo è un putiferio. Come farò a trovare un lavoro?”.

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