Come creare un canale tv in proprio

LE CONDIZIONI AGCOM – Le tariffe non possono essere inferiori a 0,01 e superiori a 0,016 per un megabit per abitante e queste  sono soggette ad aggiornamento annuale in base agli indici Istat. Coloro che vogliono realizzare un canale in “affitto” comunicano la propria manifestazione di interesse alla Agcom indicando l’operatore di rete, la capacità trasmissiva richiesta e l’area territoriale di interesse. La capacità trasmissiva non può essere offerta a fornitori di contenuti nazionali che siano controllati da operatori di rete televisiva nazionale o che siano ad essi collegati. Inoltre sempre l’Agcom definisce quelle che sono le condizioni che deve rispettare chi fornisce la capacità trasmissiva con tanto di comunicazione dei mbit impiegati ed il costo degli stessi.

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IL TARIFFARIO TI – Telecom Italia poi ci dà una mano per capire quanto costino le frequenze regionali, essendo l’unica azienda delle tre “mammasantissima” a garantire questo servizio. Le cifre in questo caso sono espresse in milioni di euro e si parla di 1.950.000 euro per un anno per una copertura nazionale all’87,25 per cento per una capacità disponibile fino a 3,94 Mbit. Questi prezzo era valido per contratti stipulati entro il 31 dicembre 2008 ma come vedremo la realtà ad oggi non sembra poi così differente. Per quanto riguarda invece i canali regionali, la capacità di banda è di 3 mbit con codifica Mpeg2 double pass con riduzione del rumore main profile.

SPAZIO ALLE REGIONI – Il servizio prevede la trasmissione, da parte del soggetto terzo, dei contenuti da diffondere sulla rete di distribuzione digitale presso la sede del Re-Mux Regionale di TIMB competente per ciascun territorio. Nello specifico anche queste tariffe si riferivano fino al 31 dicembre 2008 e comunque non oltre lo switch-off delle varie regioni. Questo ci aiuta però ad avere un chiaro termine di paragone con quanto è stato fino ad un paio di anni fa. Le condizioni economiche sarebbero state adeguate in caso di aumento della copertura in funzione della maggiore popolazione raggiunta e dei costi sostenuti per l’installazione e gestione degli impianti. E questi sono i prezzi praticati.

costi-banda-regioni-2008

 

MILANO 2015 – Prendiamo il riferimento del contratto lombardo. Un anno sarebbe costato 514.000 euro mentre un contratto di quattro anni sarebbe valso 466.000 euro l’anno. Eppure c’è chi offre meno. Come ci spiega Repubblica nella corsa alla rielezione a sindaco di Milano, Letizia Moratti ha affittato per un anno una capacità trasmissiva appartenente a Telenova, emittente regionale lombarda, per trasmettere il suo canale Milano 2015 pagando appunto un “affitto” di 300 mila euro. Fino al 1 gennaio 2013, poi, era necessario per prendere in gestione una banda disporre di un capitale sociale minimo di 155 mila euro oltre a 4 dipendenti regolarizzati. Ora non è più così, sempre dopo una decisione dell’Agcom.

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LA NORMA – E non è detto che possano farcela solamente i “soliti noti”. Su Yahoo! Answers tale Aldo ha spiegato che è possibile ottenere due canali autorizzati alla diffusione alla Liguria e Piemonte il cui costo è di 3000 euro al mese. Come spiegato in precedenza, secondo le procedure previste dall’Agcom ogni funzione burocratica dev’essere espletata da chi fornisce la banda spiegando quali sono le caratteristiche della stessa, le tipologie di trasmissione e la tariffazione. Probabilmente 3000 euro al mese per Piemonte e Liguria possono essere ritenute “pochine” e comunque è l’emittente a fare il prezzo. Resta comunque un dato indicativo. Con poche centinaia di migliaia di euro è possibile avere accesso ad una frequenza televisiva ed è colui che affitta a comunicare le condizioni all’Agcom.

ALTRE REALTA’ – Videomakers.net propone un altro calcolo. Una piattaforma da poche ore al giorno può costare anche 8000 euro annui, il che spiegherebbe la presenza di maghi e professionisti di varia natura nei canali “secondari”. Ci sono emittenti regionali che offrono spazi a pagamento destinati a tutti coloro che vogliono diffondere i propri contenuti, come ad esempio Teletrullo, mentre per chi vuole andare sul satellite deve tenere conto sia del fornitore di servizi sia dell’apparecchio al quale ci si affida. Ci si può rivolgere a società come la Aeranti-Corallo le quali si occupano di dare spazio ai consociati o affidarsi ad altre agenzie che poi siglano contratti con i gestori delle trasmissioni satellitari, come ad esempio fa Diprè con Sky. Oppure ci si può rivolgere direttamente ad Astra, e qui un canale non in Hd costa circa 10.000 euro al mese. Quindi la tv si può fare. Bastano poche decine di migliaia di euro, delle idee ed un finanziatore. Ed il gioco è fatto.

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