Cibo in scadenza? Ecco quando buttarlo

In Inghilterra cambiano le regole. Per evitare gli sprechi

Click per ingrandire

Buttare, buttare, buttare? La data di scadenza influenza i comportamenti alimentarid egli italiani anche oltre la vera necessità. Scrive Enrico Franceschini su Repubblica che lo spreco in campo alimentare è reso esagerato anche dalle eccessive precauzioni che si prendono sulle date di scadenza. E spiega nel grafico quali prodotti si possono comunque mangiare anche due mesi dopo, oltre a raccontarci che in Gran Bretagna le cose stanno cambiando:

Nel Regno Unito il governo ha deciso di abolire l’avvertenza “sell by” (vendere entro — seguita da una data) che appare attualmente sulle confezioni di tutti i tipi di prodotti alimentari. Il motivo è evitare o perlomeno limitare uno spreco colossale: gli esperti calcolano che 5 milioni di tonnellate di roba da mangiare, la cui data di vendita è scaduta ma che in realtà è ancora perfettamente commestibile, vengono buttate via ogni anno, per un valore di 12 miliardi di sterline (circa 14 miliardi di euro), soltanto in Gran Bretagna.

Il costo dello spreco è abnorme:

Lo sperpero così generato ha conseguenze sul budget delle famiglie, che spendono una media di 700 sterline l’anno (850 euro) per cibo che non viene utilizzato, e in senso più ampio sul bilancio della società: gli alimentari buttati via aumentano le dimensioni dei rifiuti da trasportare agli appositi depositi dell’immondizia ed eventualmente da eliminare, operazioni che costano denaro e causano inquinamento. E disfarsi di prodotti ancora buoni, in un mondo incapace di sfamare tutta la sua popolazione, è un controsenso che mette sotto accusa l’intera catena alimentare.

Del problema si parla da tempo, del resto, non solo a Londra ma in tutta Europa e negli Stati Uniti:

Le iniziative per ridurre gli sprechi di cibo, facendo più attenzione su come, quanto e dove acquistarlo, si moltiplicano ovunque, Italia compresa. «Vogliamo mettere fine alla confusione cui si trova davanti il consumatore, quando fa la spesa al supermercato o nei negozi», ha affermato il ministro dell’Ambiente britannico Caroline Spelman, commentando il provvedimento. In Inghilterra l’incertezza è aumentata dal fatto che molti prodotti hanno due o più date: una riguarda la scadenza del periodo in cui la merce può essere esposta e venduta, una indica entro quale data andrebbe consumata (“use by”) e un’altra ancora entro quale data il prodotto sarebbe nelle condizioni migliori, ottimali (“best by”).

Share this article