Ciao, bella

Dicono che quella mattina di tanti anni fa, quando gli italiani si sono svegliati, non hanno trovato più l’invasor. L’aria fuori era fresca, il sole tiepido; non fischiava più il vento e non urlava più la bufera, e la primavera sembrava finalmente a portata di mano. L’Italia era ancora più bella, e tutti festeggiavano e salutavano la vittoria con un Ciao.

Non proprio tutti; molti quella mattina non l’hanno vista: Aldo di Genova, Nicola di Salerno, Augusto di Roma e tanti altri ragazzini e ragazzine di meno di vent’anni che scelsero di combattere, alcuni dalla parte giusta, altri da quella sbagliata; e tutti – con il loro perché, a modo loro – hanno fatto la storia. Perché la storia siamo noi.

25-aprile

E così, in quella mattina di sole di tanti anni fa, la bella Italia fu liberata; perché, fortunatamente, a vincere furono quelli che stavano dalla parte giusta. Ma non avevano capito che il difficile cominciava allora. E così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, cacciato l’invasore e sconfitta la dittatura, gli italiani brava gente – forse mai davvero consapevoli di quanto era accaduto, forse distratti dall’avidità più di benessere più che di democrazia, perché siamo quelli che “Franza o Spagna basta che se magna” – si sono sentiti sempre liberati, ma mai davvero liberi. Perché la libertà non è solo uno spazio libero: libertà è partecipazione.

Adesso è un’altra mattina di aprile e fuori fischia il vento e – anche se è un eco lontana – un po’ fischia anche la bufera. Per fortuna e grazie ai ragazzini e ragazzine che lottarono dalla parte giusta, non c’è un invasore, non c’è la dittatura. Ma la nostra bella Italia è stanca, sfiduciata, disillusa, e anche un po’ umiliata. Di quelle speranze e sogni di quella bella mattina di aprile sembra essere svanito persino il ricordo.

Ma non è così. Perché noi siamo i figli e i nipoti di quella bella Italia, di quegli italiani: con le nostre contraddizioni, vizi e virtù. Anche oggi ci sentiamo liberati; sembriamo anche aver perso la voglia di lottare, di costruire un paese che assomigli il più possibile a quello dei nostri sogni e delle nostre speranze. Bene, allora ricordiamoci che la storia non è finita, non è mai finita.

Perché la storia siamo noi, padri e figli. Siamo noi, Bella ciao, che partiamo. Non è mai troppo tardi, per conquistare la libertà.

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