Chico Forti e l’ombra del complottismo

18/07/2012 di John B

In realtà sembra che le sue informazioni le abbia tratte dal “Sun Herald” del”8 marzo 1998 e dalla “Associated Press” del 14 ottobre 1999, articoli scritti da giornalisti meno informati di lui e che proprio il sig. “B.” tanto critica per le “bufale” che i media vanno scrivendo spiegando i ripetuti dinieghi della riapertura del caso!

E’ qui che emerge la malafede tipica di chi è infettato dal virus complottista. La Magda, infatti, omette accuratamente di indicare le due fonti principali che ho linkato nel mio articolo: la scheda informativa del processo reperita sul sito Web del Tribunale e la trascrizione integrale delle interviste al padre della vittima e all’investigatore. Questa è la tipica tecnica complottista ben conosciuta a chiunque abbia esperienza nel debunking.

Nella seconda ipotesi, il sig. “B.” insinua il sospetto che i sostenitori dell’innocenza di Chico Forti mettano sotto accusa “tutta” la giustizia americana, ignorando volutamente che l’oggetto della contestazione è semplicemente l’operato di un singolo prosecutore di un singolo giudice in un singolo caso.

Davvero? Vediamo cosa scrivono gli innocentisti sul loro “sito ufficiale”:

GARY SCHIAFFO- Durante una visita alla casa galleggiante, Chico Forti un giorno trovò “casualmente” ad aspettarlo il capo della squadra investigativa di Miami, Gary Schiaffo, che aveva condotto le indagini sul caso Cunanan per conto del dipartimento criminale di Miami (…) Schiaffo per questo ebbe motivi di rancore nei confronti dell’italiano e al processo divenne uno dei principali testi dell’accusa. Dopo le dimissioni dalla polizia, Schiaffo lavorò presso il dipartimento criminale di Miami, alle dipendenze di Reid Rubin, incaricato delle indagini sull’omicidio di Dale Pike (…)

REID RUBIN – Le indagini per l’omicidio di Dale Pike vennero affidate al prosecutor Reid Rubin. Il p.m. venne informato da Schiaffo sulla persona di Chico Forti e fu messo al corrente dell’inchiesta da lui realizzata sul caso Versace/Cunanan dove venivano messe in dubbio le dichiarazioni della polizia di Miami (…) Le indagini preliminari furono affidate ai detective Catherine Carter e Confessor Gonzales che, guarda caso, facevano parte della squadra investigativa di Schiaffo. In seguito, la conduzione del processo ad Enrico Forti fu affidata alla giudice Victoria Platzer, anche lei membro della squadra di Schiaffo prima di essere nominata giudice.

IRA LOEWY – Avvocato dello studio legale incaricato della difesa di Enrico Forti. A Loewy venne contestata un’assoluta inefficienza nella difesa di Chico tale da far sospettare una collusione con l’accusa. (…) Ira Loewy, prima di professare l’avvocatura privatamente, lavora per sei anni presso la procura di Miami. Reid Rubin era quindi suo collega ed amico.

Allora, abbiamo Gary Schiaffo, già capo della squadra investigativa di Miami. Poi gli investigatori Carter e Gonzales. Poi il difensore Loewy. Poi il procuratore Rubin. Poi il giudice Platzer. Un bel complotto, non c’è che dire.

E NON FINISCE QUI – Però tutti questi cospiratori (espressamente indicati dagli innocentisti), da soli non bastano. Ci vuole qualche complice alla Polizia Scientifica e bisogna assicurarsi la piena collaborazione dell’intera giuria popolare di dodici giurati. Poi ci sono gli appelli respinti, non meno di cinque, presso altrettanti giudici: se il processo contro Forti fosse così palesemente viziato, se esistessero prove cosìevidenti della sua innocenza (come sostengono gli innocentisti) bisogna necessariamente dedurne che i giudici che hanno negato l’appello sono anch’essi parte del complotto. Il numero dei cospiratori sale parecchio. Doveva essere una vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale, questo Chico Forti…

 Fatta questa lunga prolusione, che pensiamo sua chiara per tutti, passiamo al vaglio dei punti riportati nell’articolo, cominciando dagli “ESEMPI” citati dal sig. “John B.”

“La prospettiva del sistema processuale americano, basato sul modello accusatorio e quindi sulla parità tra accusa e difesa con terzietà del giudice, è generalmente considerato un buon sistema”.

Elementare, sig. “John B.” Ma è proprio la mancanza della parità fra accusa e difesa dell’imparzialità del giudice che è in discussione, altrimenti non saremmo qui a parlarne.

Se il sig. “B.”, prima di scrivere, si fosse informato, saprebbe che c’è stata una ricerca precisa e minuziosa da parte dei legali italiani di Chico Forti effettuata sugli atti processuali del caso, attraverso la quale si sono rilevati macroscopici vizi procedurali, nonché le regole violate e i diritti negati all’imputato Chico Forti oltre alle prove nascoste, gli indizi inventati e le prove circostanziali inesistenti (manipolate o addirittura false e comunque prive di alcun supporto forense oggettivo).

Tante belle parole. Ma per verificare cosa c’è di vero, bisogna ancora attendere che siano pubblicati gli atti processuali. La criminologa assicura che lo farà presto.Qui nessuno vuole darle fretta, ma se davvero Enrico Forti è innocente, sono già passati 13 anni da quando è finito in galera. Forse, dico forse, sarebbe il caso di darsi una mossa

Di questo rapporto hanno abbondantemente parlato i media messi sotto accusa dal sig. “John B.”, il quale non si cura affatto che queste conclusioni siano state tratte dagli atti del processo e comprovate da centinaia di documenti.

Documenti che non si possono vedere. Tutti li citano, nessuno li vede. E’ stato più facile trovare il Bosone di Higgs

Quando poi il sig. “John B.” afferma che “il processo americano, per sua natura, è basato su una procedura accusatoria e non inquisitoria” abbiamo l’impressione che non sappia nemmeno di cosa parla. Non ci sembra che lui abbia la qualifica o la competenza per affermare questo, o comunque non si è informato minimamente se si permette di dire che descrive i fatti come si sono svolti veramente.

Il fatto che il processo americano sia di tipo accusatorio è una di quelle cose che conosce bene anche uno studente di giurisprudenza al primo anno. Nell’articolo ho inserito il link a un testo universitario che spiega benissimo la questione. C’è anche questo, ad abbondare. Anche i docenti universitari e i giuristi sono inqualificati e incompetenti?

Questo “signore” non sa che la procura ha dedicato ventotto mesi alla fase inquisitoria attraverso la quale ha proposto una fantasiosa ricostruzione dei fatti basata, come detto, su indizi e circostanze inventate che hanno permesso di arrivare alla fase accusatoria.

No, effettivamente questo signore non lo sa. E non lo saprà finché qualcuno non si degnerà di esibire gli atti processuali. In compenso la Magda, pur non avendo mai visto un atto processuale (dato che sono tutti custoditi nel cassetto della criminologa), sa tutto…

Il sig. “John B.” afferma subito dopo che in un processo americano “non è facile che un innocente venga condannato e, anzi, è molto difficile che finisca anche solo processato” perché la giustizia “assicura il pieno esercizio dei diritti e delle garanzie difensive”. Ma come molto difficile sig. “B.”? E’ proprio il diritto ad un giusto processo che è stato leso. E quindi oggetto della nostra contestazione.

Poco conta quel che affermo io. Quel che conta è che i giudici chiamati a valutare i motivi di appello, non la pensano come Magda. E questo è successo non una, non due, ma almeno cinque volte. O c’è un gigantesco complotto o i motivi di appello non sono validi.

E’ proprio di questi giorni un’inchiesta del “Washington Post” che mette a nudo migliaia di incarcerazioni negli Stati Uniti senza prove certe.

Classico tentativo di imbrogliare le carte. Primo: l’inchiesta non è del Washington Post bensì è un articolo del Washington Post che illustra un’iniziativa dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia. Secondo: riguarda solo casi trattati dall’FBI (e quello di Chico Forti non risulta trattato dall’FBI). Terzo: l’FBI ha semplicemente scoperto che un particolare esame sui capelli utilizzato dai propri laboratori, non era affidabile al 100% e pertanto dovranno essere riviste le condanne basate su quel tipo di esame. Tutto questo con il caso Forti c’entra come la marmellata sulla pizza margherita.

Ed è ufficiale una commissione dell’amministrazione Obama di rivedere tutti i casi dove si evincono negligenze ed incertezze.

Buono a sapersi. Quindi perché agitarsi così tanto? Basterà scrivere alla commissione e rappresentare le ragioni per la revisione. Se il caso di Chico Forti non sarà rivisto, vuol dire che non evincono negligenze e incertezze. Semplice, no? O si teme che anche Obama faccia parte del complotto? Non sarebbe stato male, comunque, indicare un riscontro a questa notizia. C’è mai una volta, dicasi una volta, che Magda si degni di mettere almeno un link…?

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