Carne di cane in Cina nei negozi Carrefour, polemica social. Ma la catena ha ritirato i prodotti

Nei giorni scorsi la ong AnimalsAsia ha denunciato la vendita di prodotti a base di carne di cane in alcuni supermercati della catena internazionale Carrefour in Cina. L’episodio si è verificato a Xuzhou, nella provincia dello Jiangsu. La stessa organizzazione non governativa ha lanciato una petizione per mettere al bando la vendita di questo prodotto. La notizia è rimbalzata immediatamente su alcuni organi di stampa italiani, provocando un’ondata di sdegno nei confronti della catena di supermercati che è molto presente sul nostro territorio nazionale.

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CARREFOUR CARNE CANE IN DUE PUNTI VENDITA CINESI

Del resto, come comunicato dalla stessa azienda, l’episodio risulta essere circoscritto a due soli punti vendita, dove i prodotti sono stati messi in vendita per errore. La carne di cane, infatti, è stata subito ritirata dagli scaffali. Del resto, non si tratta di un prodotto di particolare successo, nemmeno sul mercato asiatico.

A questo proposito, Irene Feng, Direttrice Tutela Cani e Gatti ad Animals Asia, ha affermato: «In Cina sono poche le persone che si aspettano di trovare in un supermercato prodotti a base di carne di cane. Il consumo di cani e gatti riguarda una frangia limitata di persone ed è considerato qualcosa che appartiene al passato dai giovani e dalla classe media».

Carrefour nel 2012 aveva garantito il ritiro dal commercio di questo prodotto. E l’azienda è subito corsa ai ripari, come dichiarato ad alcuni media statunitensi come Newsweek e Washington Post: «L’episodio messo sotto la lente d’ingrandimento in questi giorni è circoscritto alle scelte di due punti vendita locali». Dunque, non si tratterebbe di una scelta sistematica, ma soltanto di una disattenzione che ha comunque sollevato un grande polverone mediatico.

Anche in Italia, sui social network, molti commentatori hanno attaccato Carrefour, lanciando dei veri e propri suggerimenti di boicottaggio della catena di supermercati:

Un fenomeno circoscritto, un errore, una disattenzione. Effettivamente, non c’è margine per  l’allarmismo. Tuttavia, queste «sviste» possono costare molto care a un’azienda che ha milioni di clienti nel mondo e che non può permettere che episodi come questo possano accadere nei propri punti vendita.

(FOTO: ANSA-EPA/WU HONG)

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