Carlo Tavecchio: «prova tv per chi grida in campo insulti razzisti e discriminatori»

Calciatori appassionati di insulti razzisti e discriminatori in campo preparatevi, per voi si prospettano tempi duri. Il Presidente della Figc Carlo Tavecchio, quello dei ragazzi che mangiavano le banane e poi diventavano titolari nella Lazio, quello che vuole tenere lontano da sé gli omosessuali e che degli ebrei pensa sia meglio tenerli a bada, è pronto a usare la prova Tv contro di voi.

Carlo Tavecchio insulti razzisti
(Paolo Bruno/Getty Images)

CARLO TAVECCHIO CONTRO GLI INSULTI IN CAMPO

 

Si, proprio lui. E lo dice convinto di evitare nuovi casi Mancini-Sarri e De Rossi-Mandzukic: «In passato è stata fatta l’integrazione per la bestemmia. Non si può cambiare in corso d’opera, ma sicuramente durante l’estate si rivisiterà l’istituto della prova tv alla luce di queste nuove esperienze per aumentare le casistiche e permettere agli organi giudicanti di valutare nel miglior modo possibile. Sarà un mio impegno andare in questa direzione». Anche perché a suo dire questi gesti influiscono negativamente sulla pubblicità del sistema calcio: «Abbiamo tutti i giorni una cattiva pubblicità –ha aggiunto Tavecchio-, ma il mondo del calcio non è quello che appare bensì quello delle 700mila partite all’anno con 0,5% dei casi di problematiche inerenti la violenza».

CARLO TAVECCHIO, LE OPINIONI DI LIPPI, BONIEK, ULIVIERI

 

Quindi abbiamo trovato un nuovo nemico. Gli insulti in campo. Dopo la discriminazione territoriale e i cori nelle curve La Figc dichiara guerra a….gli insulti. Un problema sentitissimo dall’ex commissario tecnico della Nazionale Marcello Lippi: «Le parole di De Rossi a Mandzukic? Quando sei in tensione e nervoso ti scappano certe frasi, che a mente lucida non diresti mai. Io stesso, quando ero sui campi, chissà quanto volte ho mandato a quel paese qualcuno, magari con parole volgari» o dal presidente della Federcalcio polacca Zbigniew Boniek: «L’insulto di De Rossi a Mandzukic? Penso che stiamo prendendo la direzione sbagliata, in campo queste cose sono sempre successe e il razzismo non c’entra. Quando giocavamo noi c’erano meno telecamere e i giocatori erano diversi, se dovevano chiarire qualcosa lo facevano nel tunnel e non con i giornalisti. Poi è chiaro che se vuoi offendere qualcuno cerchi sempre il punto più debole, ma una volta smaltita la rabbia finisce lì». Si unisce al coro anche Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori: «A me è capitato, ed io ho risposto in altri modi. Ho ricevuto lo stesso tipo di offesa e ho risposto: ‘Portami tua moglie e poi lo domandi a lei….’, Allora questo diventa maschilismo e non va bene neanche, ma oggi non si sa più cosa dire».

CARLO TAVECCHIO, LA SQUALIFICA INFLITTA DALLA UEFA L’HA CAMBIATO?

Cosa dire sembra l’abbia deciso Carlo Tavecchio, presidente Figc, squalificato dall’Uefa per sei mesi per aver definito i giocatori extracomunitari dei “mangiabanane” durante un’assemblea della Lega Nazionale Dilettanti. Magari grazie alla squalifica ha capito il suo errore e si dichiara pronto ad agire in nome dell’educazione. Ma poniamo caso che giocatori e tecnici decidano di insultarsi tenendo la mano sulla bocca per non rendere il labiale leggibile attraverso le telecamere. Che si fa? Si ammonisce chi si copre il viso? O forse sarebbe il caso di agire seriamente contro la violenza che settimanalmente si manifesta sui campi di periferia, evitando per carità di patria di parlare dell’inchiesta della Procura di Napoli sulle evasioni fiscali di società, giocatori e procuratori, lasciando perdere quelle che in fondo sono gazzarre di campo sempre esistite e che sempre esisteranno, in ogni sport?

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