Innocenti in carcere: dal ’92 sono stati 24mila

Ormai, dal 1992, hanno superato quota 24mila. Tanti sono gli innocenti finiti nelle carceri italiane per errore, come riporta “La Stampa” con un articolo di Grazia Longo. Odissee giudiziarie che hanno anche comportato per lo Stato italiano una spesa di 600 milioni pagati in risarcimenti.

Carcere innocenti costa orlando detenzione

INGIUSTA DETENZIONE, UN DRAMMA PER 24MILA PERSONE dal 1992 –

Come riporta il quotidiano piemontese, l’ultimo caso noto è quello di Mirko Eros Felice Turco, un 35enne di Gela costretto a restare in carcere per 11 anni per due omicidi che non aveva in realtà commesso: «La sua odissea giudiziaria è durata 17 anni e si i concluderà ora con la richiesta di un risarcimento». Ma non è l’unico caso, tanto che dal Nuovo centrodestra ora chiedono di applicare la responsabilità disciplinare ai magistrati: «Chi sbaglia non può continuare a superare indenne gli errori», ha attaccato il viceministro della Giustizia, Enrico Costa. Si legge:

«La media è di circa mille indennizzi  all’anno – prosegue Costa – nel 2014 lo Stato ha liquidato 35,2 milioni per 995 provvedimenti. Mentre nei primi 7 mesi 2015 le riparazioni effettuate sono 772 per 20,8 milioni». Nei primi 7 mesi del 2015 la maglia nera spetta a Catanzaro, che si conferma la Corte d’appello dove si registrano i risarcimenti più elevati per le ingiuste detenzioni (2,9 milioni andati a 52 persone). A ruota seguono Bari (2,6 milioni per 83 provvedimenti), Napoli (2,3 milioni) e Roma (1,3 milioni a 71 persone, ndr), Costa ha denunciato come, anche di fronte a indennizzi riconosciuti, «non c’è alcuna norma che stabilisca che questo provvedimento finisca sulla scrivania di titolari dell’azione disciplinare per valutare se vi siano le condizioni per avviarla nei confronti di chi ha sbagliato». Per ovviare a questo gap, ritiene dunque necessario che il “Parlamento, come già accade per la legge Pinto, voglia introdurre un meccanismo per cui l’ordinanza che accoglie l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione sia comunicata, ai fini dell’eventuale avvio del procedimento di responsabilità, ai titolari dell’azione disciplinare». 

 

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